Mille e trecento euro al mese, ‘visti i tempi che corrono’, non sono pochi. ‘Ma magari fossero ‘sicuri’: da sei anni, invece, devo fare i conti con contratti a termine, che partono a settembre e finiscono a giugno. A luglio e agosto quindi non percepisco lo stipendio: meno male che in quei mesi posso dare ripetizioni. Dovrei dichiarare al fisco pure quei pochi euro all’ora? E poi cosa do da mangiare a mio figlio”. E’ uno sfogo quello di Pietro, docente di matematica e precario ‘storico’ del sistema scolastico. Vive in provincia di Forli’ e da sei anni insegna matematica e fisica in varie scuole del territorio. Il posto fisso ‘me lo sogno’, dice, e i mesi in cui non lavora tirare avanti ‘e’ dura’.
Pietro ha 40 anni, compiuti da poco, una moglie ("precaria anche lei") e un figlio di 4 anni. Milita in quell’esercito di professori, laureandi e laureati che per ‘arrotondare’ danno ripetizioni a studenti ‘rimasti indietro con il programma’. Un vero e proprio giro d’affari, che nella quasi totalita’ dei casi rimane sommerso. ‘Proprio perche’ questa non e’ la nostra occupazione principale – prova a spiegare – ma solo un’attivita’ che svolgiamo saltuariamente per aiutare le nostre famiglie ad arrivare a fine mese’. Secondo la classifica dell’evasione di Eures, nel 2012 l’89% delle prestazioni per le ripetizioni scolastiche e’ in nero. ‘Siamo strozzati dalle tasse, le si paga sempre e ovunque. Trovo giusto che tutti collaborino al bene del Paese, ma mi chiedo perche’ dovrei farmi tassare anche quei 20 euro l’ora che prendo per aiutare i ragazzi a studiare visto che il sistema scolastico non mi garantisce un lavoro stabile che duri l’intero anno. E poi se fossero tassate i prezzi aumenterebbero diventando proibitivi per le famiglie che ci chiedono una mano’. Pietro non si ritiene ‘un evasore, un parassita della societa’. Non e’ per colpa delle ripetizioni non tassate – sostiene – che l’Italia sta andando a rotoli’.
Certo, afferma, ‘se riuscissi a ottenere la cattedra e ad avere una paga certa, magari anche leggermente piu’ abbondante di quella che prendo ora, non sarei costretto ad arrotondare ‘illegalmente’. Ma la situazione al momento non si sblocca e io non ho alternative’. Fatti due conti, il prof ammette che nei mesi di luglio e agosto, quando riesce a dedicare piu’ tempo alle ripetizioni per aiutare gli studenti al recupero dei debiti formativi, la somma racimolata ‘non raggiunge neanche lontanamente la paga da insegnante percepita nel corso dell’anno’. ‘Ma le rate del mutuo – sottolinea ironico – non si sospendono in concomitanza con la sospensione del mio lavoro, le devo pagare anche in estate. La casa l’abbiamo comprata con l’aiuto delle nostre famiglie, che sono anche garanti per il mutuo, ma non vogliamo che anche le rate siano pagate da loro.
Non e’ giusto. E poi ci sono utenze, spese, benzina. Insomma a luglio e agosto, pur con le ripetizioni, a casa si tira la cinghia. Se dovessi dichiarare anche questo mini reddito, sarebbe dura, molto dura’. Se lo Stato garantisse ‘maggiore sicurezza – conclude – non dovremmo ricorrere a piccoli sotterfugi e irregolarita’ per arrivare a fine mese’.
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