Oltre 16mila lavoratori hanno spostato la residenza fiscale in Italia con le dichiarazioni dei redditi dello scorso anno. Numeri in crescita di circa un terzo rispetto all’anno prima, che sua volta aveva visto un forte incremento rispetto al periodo precedente. Meno successo, almeno per il momento, riscuotono altre forme di agevolazione, come quella riservata ai pensionati che si trasferiscono al Mezzogiorno.
In Italia negli ultimi anni sono stati messi a punto (e poi anche modificati) diversi regimi di favore, che hanno da una parte l’obiettivo di rendere conveniente la presenza di lavoratori qualificati, dall’altra quello di attirare persone potenzialmente in grado di consumare e alimentare l’economia.
Genericamente – ricorda il Messaggero – si parla impatriati, anche se le formule sono diverse.
I numeri sono contenuti (poco meno di 500) per il trasferimento verso Sud e isole e per quello riservato agli sportivi (344). C’è poi la norma ad hoc che riguarda docenti e ricercatori (anche per loro la tassazione è sul 10 per cento dei guadagni): qui i numeri sono in leggero calo, con 1.329 adesioni contro le 1.765 dell’anno di imposta 2019: per loro il reddito medio è stato di oltre 56 mila euro. In tutto si arriva così oltre quota 16 mila.
C’è anche la proposta più recente del fisco a coloro che vivono all’estero (italiani o stranieri): tassazione sostitutiva del 7 per cento per i titolari di redditi da pensione estera che si trasferiscono in un comune meridionale con meno di 20 abitanti (l’opzione dal prossimo anno sarà estesa ai comuni delle aree terremotate).