Firenze in vendita. Punta a fare soldi la Regione Toscana, non più solo il Comune che aliena prestigiose proprietà a ricchi acquirenti, imprenditori anche loro, che perseguono l’obiettivo di creare nuovi alberghi di lusso o residenze anch’esse di lusso. Il denaro al centro di tutto, ovvio. La Regione Toscana si pone nella circostanza in prima linea, vende e incassa. Intanto, cinquanta milioni, poi si vedrà.
Vende la Regione e il Comune si ritrova tra le mani un’altra patata bollente. Come e dove ricollocare cinquanta profughi che vivono a Villa Basilewsky, davanti alla Fortezza da Basso? La villa è una delle tre opere messe in vendita dal governo regionale. Larderel, Fabbrisotti e gli uffici di via Pietrapiana sono inseriti nel pacchetto da cinquanta milioni di euro. Il primo tangibile risultato dell’operazione “real estate on line”, lanciato dalla Regione nel mese di giugno. E già un interrogativo sul tavolo: il parco di Villa Fabricotti resterà interamente aperto a beneficio dei fiorentini? In blocco, questo è il colpo più grosso messo a segno dalla Regione Toscana. Davvero un bel vendere gli uffici di via Pietrapiana, davanti alla famosa Loggia del Pesce. Ex don Gnocchi, sulla strada dell’Impruneta, Villa Larderel è la testimoniaza in un flop. Quello della scuola steineriana. Quattro immobili per un unico affare. Quattro vendite in un unico pacchetto. Un patrimonio costruito faticosamente nei secoli scorsi sacrificato alle esigenze di oggi. Guidato da Enrico Rossi, il governo regionale ha approvato inoltre, con una delibera, l’avviamento della procedura dei quattro palazzi in questione all’Invimit. La Investimenti Immobiliari Italiani, società di gestione del risparmio il cui capitale è detenuto interamente dal ministero delle finanze. Ma con quale scopo l’acquirente ha realizzato l’acquisizione delle quattro strutture? Semplicissimo: comprare il patrimonio pubblico e rivenderlo.
La Regione Toscana aveva messo in rete l’elenco di trentaquattro beni inutilizzati, con tanto di foto, cartine e piantine. Un bando senza scadenza. L’offerta di consulenza per verificare l’interesse del mercato, prima di procedere ad aste. Investitori italiani e stranieri possono replicare manifestando il loro interesse e illustrando ognuno il proprio progetto. La Regione, finora, aveva raccolto contatti da parte di investitori privati. Ma solo Invimit, società interamente pubblica, si è spinta fino a concretizzare una proposta. L’interesse di Invimit è diventato manifestato a metà dello scorso mese di giugno. Nel fondo immobiliare della società potranno confluire a breve i primi due immobili. Villa Larderel dovrebbe conservare l’attuale destinazione ad attrezzature scolastiche; gli uffici di via Pietrapiana potrebbero non avere bisogno di modificare la destinazione urbanistica. La Regione, in virtù degli accordi sottoscritti il ministero delle finanze, potrà incassare immediatamente il trenta per certo del valore; il resto a vendita conclusa, quando Invimit cederà a un privato. Nelle more, le parti procederanno alla stima esatta del valore e al cambio di destinazione per le ville Basilewsky e Fabbricotti. Si profilano aspetti ricettivi-turistici per entrambi. Firenze, ovvero Regione e Comune, assicurano che non vendono per fare cassa. Allora in cambio di cosa si procede all’alienazione di quattro proprietà? “I soldi non saranno utilizzati per necessità di bilancio. La Toscana ha fatto della cura del proprio paesaggio e del patrimonio culturale uno dei capisaldi delle proprie politiche”.
Il coro degli assessori canta parole che sembrano di chiara circostanza. Il chiarimento si rende perciò necessario. “Nessuno ci capirebbe se lasciassimo all’abbandono tanti immobili inutilizzati”. Villa Medicea lo era, adesso non lo è più. Anche se si lascia dietro una scia di problemi. Alfredo Lowenstein, rampollo di una famiglia ebrea tedesca fuggita in Argentina, ora imprenditore di successo in Florida, progetta di farne un albergo a cinque stelle. Il progetto richiede però lo spostamento di una strada che oggi corre e produce rumore davanti alla villa. Ma si può, e se non si può che succede? Il nuovo proprietario della dimora medicea non dà il via ai lavori di ristrutturazione. Una strozzatura, quella strada, sui cui territori incidono gli oltre cento ettari della villa.
Il più importante investimento del Mugello oggi in essere. Qualcosa come 180 milioni di euro con la prospettiva di creare settecento posti di lavoro. Lowenstein ha acquistato non solo la villa medicea di Cafaggiolo. È il proprietario anche dell’ex scuola militare di Costa San Giorgio, destinazione probabile un albergo. Laddove la villa medicea di Cafaggiolo e il suo complesso, patrimonio Unesco, dovrebbero diventare un albergo a cinque stelle, un centro equestre, un centro di formazione turistica e gastronomica in collaborazione con la Florida University. Ma il tutto e lì, sulla carta, che attende ancora il via libera.
L’imprenditore Afredo Lowenstein è intenzionato fermamente a nonmollare. Ha scoperto Cafaggiolo come proprietario di Ferrari ad un raduno di auto del Cavallino rampante all’autodromo del Mugello. Nelle intenzioni di Lowenstein la tenuta medicea doveva diventare un luogo ambitissimo dai facoltosi che frequentano l’autodromo. La Regione progetta intanto i lavori per la variante, ma i cantieri ancora non aprono. Si parla del 2018. Una data lontana, forse troppo. Invimit è determinata ad acquisire proprietà immobiliari anche direttamente dalle Asl. La delibera è stata approvata dalla Giunta toscana nei giorni scorsi. Parecchio lungo, l’elenco comprende l’ex Meyer, l’ex sanatorio di Sesto Fiorentino, l’ex ospedale Banti, l’ex ospedale Sant’Antonino di Fiesole. Strutture ormai vuote e possibili strumenti di degrado, se non vengono messe in vendita e acquisite da investitori. Il ricavato verrà reinvestito nel sistema sanitario toscano. Parola del governatore Rossi.
Discussione su questo articolo