Le sovvenzioni pubbliche come portafoglio personale. Spese effettuate non per fini politici, dossier creati per alimentare la faida Pdl, fatture nel tritacarte per depistare gli investigatori. E un inquinamento sistematico delle prove. Ma soprattutto soldi, tanti soldi anche per una villa al Circeo, una Jeep costata 35 mila euro acquistata durante l’emergenza neve a Roma, maxispese in supermarket o da Hermes e cravatte di seta. Insomma quasi mai ‘per fini politici’ ma per sfizi personali. Questa, secondo il gip di Roma Stefano Aprile, l’attivita’ parallela dell’ex capogruppo al consiglio regionale del Lazio, Franco Fiorito, indagato insieme ai suoi due ex collaboratori Pierluigi Boschi e Bruno Galassi. ‘Sin dall’inizio della consiliatura – scrive il gip nelle 29 pagine dell’ordinanza che ha portato in carcere Fiorito – ha inteso le sovvenzioni pubbliche previste dalla leggi regionali e le realizzazioni di interessi e utilita’ pubbliche, come il proprio personale portafoglio’. Ma il giudice analizza la guerra politica alla Pisana scrivendo che l’ex capogruppo del Pdl ha utilizzato, in particolare, alcune fatture per ‘formare dossier riguardanti i suoi piu’ diretti avversari politici nell’ambito del Gruppo consiliare e consegnarli agli organi di informazione’.
Riferendosi ad una fattura il giudice spiega che ‘Fiorito o i suoi correi hanno alterato il documento contabile regolarmente saldato e l’hanno consegnato alla stampa per avviare la campagna di fango’ nella faida interna al Pdl. E per avvalorare la tesi dell’inquinamento delle prove, il gip ricorda che Fiorito ha anche usato stratagemmi per ‘prendere tempo’ in procinto dell’arrivo della guardia di Finanza. E ricorda come quel giorno i finanzieri trovarono ‘frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl nel tritacarte e nella pattumiera dell’abitazione’. La documentazione distrutta, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, riguardava spese legate a ‘cravatte di seta, sciarpe in lana-seta e portadocumenti in pelle’. Sempre il Gip contesta a Fiorito ‘di non essere stato prontamente reperibile in occasione della perquisizione del 14 settembre scorso’. Quel giorno, e’ scritto nel provvedimento, ‘la Guardia di Finanza non ha trovato la documentazione sottratta al gruppo Pdl della Regione, che invece lo stesso ex capogruppo ha consegnato cinque giorni dopo’ E c’e’ forse un giorno, tra tutti, da quando l’affaire Fiorito e’ esploso, trascinando con se veleni polemiche e le dimissioni della governatrice, che ha segnato la vicenda giudiziaria dell’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio. E’ il 19 settembre, giorno dell’interrogatorio fiume di Franco Fiorito, indagato con l’accusa di peculato. Sette ore. Oggi diventate un passaggio importante nell’ordinanza di custodia cautelare che, senza mezze misure, definisce Fiorito ‘pericoloso socialmente’.
‘Non si dimentichi – scrive il gip – che l’interrogatorio di Fiorito ha consentito di apprezzare la personalita’ dello stesso e di saggiarne, in particolare, la pervicacia nel delitto e la pericolosita’ sociale che, come si e’ detto, gia’ appariva notevole all’avvio delle investigazioni, anche in considerazione delle azioni di depistaggio dallo stesso poste in essere’.
Insomma, il gip romano concorda con i pm, che Fiorito va arrestato perche’ non solo potrebbe ‘reiterare il reato’ ma potrebbe ‘inquinare le prove e fuggire’. E lo accusano nero su bianco ‘di essersi appropriato di un milione e 300 mila euro, dai fondi destinati al gruppo consiliare alla Pisana del Popolo della Libertà’.
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