Gianfranco Fini torna a battere sullo stesso tasto già battuto più volte durante i suoi interventi pubblici: la priorità delle riforme istituzionali deve essere la riduzione del numero dei parlamentari. “E’ arrivato il momento di fare quello che tutti a parole dicono di volere fare, in primis la riduzione del numero dei parlamentari”, sottolinea il presidente della Camera, intervenuto ad una manifestazione di Futuro e Libertà a Torino. Per la terza carica dello Stato la politica avrebbe una “enorme responsabilità negativa” se nei mesi che mancano alla fine della legislatura non lavorasse con forza al tema che riguarda le riforme istituzionali, “continuamente acclamate nei comizi ma poi insabbiate nelle aule parlamentari”.
Il leader di Futuro e Libertà tocca un argomento che agli italiani è molto caro: mille parlamentari non servono a nulla, sono una spesa inutile per lo Stato ed è l’ora che si pensi sul serio e ridurne il numero. C’è di più: "Non e’ la politica che costa, sono gli apparati, c’e’ stata una proliferazione dei luoghi di decisione e di rappresentanza e per un Paese come il nostro, con 60 milioni di cittadini 945 parlamentari e centinaia e centinaia di consiglieri regionali, con tutto cio’ che questo comporta, e’ un lusso che non ci possiamo piu’ permettere”, precisa ancora Fini. “Oggi non c’e’ nessuno che dice che vanno confermati 945 parlamentari”, per questo bisogna passare dalle parole ai fatti, e – avverte Fini – “chi voterà contro si assumerà la responsabilità".
Non solo riduzione del numero di deputati e senatori. Anche superare il bicameralismo perfetto “è un’esigenza primaria”, per Futuro e Libertà: “Non siamo piu’ nel 1946, siamo in un’epoca in cui le decisioni devono essere tempestive, la fine del cosiddetto bicameralismo perfetto e’ una esigenza primaria della nostra società”, come allo stesso modo “è arrivato il momento di ridefinire bene le competenze tra Stato e Regione".
Fondamentale pensare anche ad una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti in Parlamento: “Non è più possibile mantenere un assetto che ha privato il Parlamento del rapporto con la società e il cittadino del diritto di scegliere non soltanto la coalizione o il partito, ma anche il suo deputato o il suo senatore". Per questo, “anche alla luce di quanto ha detto, con la sua autorevolezza, il capo dello Stato, già dalle prossime ore mi metterò in contatto con il presidente del Senato, Renato Schifani per stabilire che cosa dovrà fare la Camera e che cosa dovrà fare il Senato".
LIBERALIZZAZIONI, INDISPENSABILE FARE CIO’ CHE GOVERNO HA FATTO "Il complesso delle liberalizzazioni e’ positivo. Il Parlamento certamente discutera’ con la dovuta attenzione le misure presentate dal governo, ma era indispensabile fare cio’ che il governo ha fatto, vale a dire aprire di piu’ al mercato, liberalizzare in alcuni settori, mettere l’accento sulla concorrenza". Questo, secondo Fini, "non solo per gli effetti positivi che ci saranno sulla societa’ italiana ma anche per far capire al resto della Unione europea che questo e’ un governo che fa sul serio".
GOVERNO, NESSUNO PUO’ DIRE ‘BASTA MONTI ANDIAMO AL VOTO’ "Sia ben chiaro, nessuno può assumersi la responsabilità di dire a Monti ‘adesso basta, andiamo al voto’, perché chi rompe in questo caso paga. Sarebbe infatti un tale shock a livello internazionale vedere interrotta l’azione di un governo, che sta facendo cose che in passato erano state chieste all’Italia per reiterate volte, senza che ci fosse risposta. E’ meglio perdere, piuttosto che rischiare di scomparire: la politica non scompare se fa il suo mestiere, che e’ adesso affrontare l’urgenza del tema delle riforme istituzionali".
ADESSO VA PRESO DI PETTO MERCATO LAVORO “Pur con qualche ombra, il bilancio del governo Monti e’ fin qui ampiamente positivo: ha preso di petto alcune questioni che si trascinavano da tempo, come liberalizzazioni ed evasione fiscale. Ora vanno presi di petto i problemi del mercato del lavoro”.
ARTICOLO 18 "Non è uno scandalo che per i neoassunti si possa dare corso a modifiche dell’articolo 18”. Fini propone di intervenire "con un contratto unico per chi entra per la prima volta nel mercato del lavoro, garantendo flessibilità in uscita". "Chiederemo in Parlamento più coraggio nel prendere in considerazione i temi del lavoro: la grande questione non è stabilire quando e come si può licenziare, ma perché nessuno viene più assunto a tempo indeterminato".
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