E’ un Gianfranco Fini a tutto campo quello che ha parlato oggi, incontrando la stampa parlamentare per i tradizionali auguri prima delle festività natalizie. Governo, legge elettorale, costi della politica, lavoro e tanto altro ancora: questi i temi toccati dal presidente della Camera, secondo il quale l’esecutivo guidato da Mario Monti “arriverà molto probabilmente a fine legislatura”.
Sul fronte del lavoro, con la questione legata all’articolo 18, il clima è molto caldo: ma secondo il leader di Futuro e Libertà il governo “riuscira’ a tacitare le proteste che gia’ si annunciano nell’ambito della variegata maggioranza circa le liberalizzazioni e il mercato del lavoro”, anche perché Monti ha il sostegno "delle forze politiche che hanno dimostrato senso di responsabilita’ nelle settimane passate, quando si e’ scritta la prima parte dell’agenda, quella caratterizzata dal rigore". La ricetta presentata dal governo è secondo Fini l’unica possibile, “di fronte ad un anno che si annuncia difficile”. Adesso, dopo il rigore, ci vuole la crescita economica. E le forze politiche che si dovessero chiamare fuori dalla seconda fase del governo, quella della ripresa, finirebbero per essere penalizzate.
La terza carica dello Stato parla chiaro: “Il 2012 sara’ un anno di recessione e di forte stagnazione economica”. E certamente “non e’ una questione che riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa e l’occidente”. Sul mercato del lavoro Fini auspica “un approccio laico, finalizzato a comprendere le esigenze del mondo del lavoro, dei giovani, dei precari e ovviamente delle imprese: che si chiami concertazione o confronto, non vedo come governo e Parlamento possano prescindere dall’ascoltare le parti sociali”.
Il presidente della Camera considera "ideologico" il dibattito sull’articolo 18 cosi’ come si e’ sviluppato in queste ore: "Perche’ si discute su quando e come licenziare e non su quando e come assumere? Ragioniamo della entrata e dell’uscita con la stessa attenzione".
Fini tocca poi il tema della legge elettorale: il “porcellum”, afferma, “è indifendibile”, i cittadini chiedono con forza “di avere voce in capitolo nella scelta dei propri rappresentanti”.
COSTI POLITICA: NON CI POSSIAMO PERMETTERE LUSSO 945 PARLAMENTARI 945 parlamentari sono troppi, anzi di più: sono un lusso. E ridurre il loro numero “sarebbe la vera risposta in termini di assunzione di responsabilità della politica di fronte alla giusta domanda di sacrifici del cittadino”.
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