Mi piace il format americano, l’impostazione liberal che si sta dando alla politica nostrana se pur corretta con il “familismo amorale” mai venuto meno.
Intanto chiariamo un concetto, il “finanziamento pubblico” fu abolito con un referendum vent’anni fa, oggi è più giusto parlare di rimborso per le spese sostenute in campagna elettorale dai partiti. Principio nobile, con cui si voleva foraggiare le strutture politiche al fine della loro sussistenza, qualora fossero entrate in Parlamento.
Il motivo oggi, per cui chi più chi meno, forza la mano sulla demagogica abolizione è l’abuso, la distorsione che una classe dirigente inetta e famelica ha portato avanti. Quando i rimborsi toccano le cene, i feltrini per le sedie, libri, o il viagra… E’ chiaro che a rimanere su non sia più l’umore della gente.
Le leggi hanno dei limiti e per quanto possano essere restrittive v’è sempre il modo di aggirarle. Qui c’è il confine tra il politicamente corretto e l’illecito. Da noi si legifera molto, moltissimo e anche male. Questo perché si cerca di mettere un tampone all’assenza di moralità creando poi distorsioni inqualificabili nel diritto.
Strozzando economicamente i movimenti, rimarranno a galla solo i plutocratici, quelli dagli enormi agganci economici. E per avere liquidità bisogna assecondare chi te la fornisce. La sensazione è che così facendo creeremo vere e proprie “imprese politiche” al cappio degli amministratori delegati e degli umori di borsa.
Starete pensando che sia già così, vero? Appunto. Però immaginate senza contributi pubblici, perfino chi fosse in buona fede nel fare politica, non avrebbe più la possibilità di vivere senza legarsi a doppio filo con alcune realtà imprenditoriali.
La sensazione è che si stia perorando l’approdo ad una Repubblica Presidenziale coi collegi, senza passare dalla Costituzione. Spazzare la pletora di micro partitini è anche giusto, catalizzare ed aggregare in due grandi schieramenti con il bipartitismo perfetto è un traguardo importante. Però bisogna raggiungerlo a viso aperto, mettendo mano alle norme e non chiudendo i portafogli.
Insomma, una riforma monca produrrebbe più danni che benefici. Senza i dovuti contrappesi, senza filtri, polverizzazioni serie dei contributi privati, senza una fiscalità davvero di vantaggio (ci vorrebbe la deducibilità al posto delle detrazioni) avremo soltanto i Flavio Briatore a cui pagare un caffè al Renzi di turno costerà più di 80 centesimi.
Twitter @andrewlorusso
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