“La politica cerca di fare propaganda servendosi di un linguaggio popolare. I leader in questo modo fanno passare il messaggio della somiglianza: votami non perché ho studiato i problemi, ma perché parlo come te o addirittura peggio di te”. Così Giuseppe Antonelli, filologo, docente dell’Università di Cassino, intervenuto su Radio Cusano Campus.
Sui cambiamenti del linguaggio politico e mediatico, Antonelli ha aggiunto: “Il linguaggio politico si è spostato dalle piazze ad internet e ai social network. Viene usata una punteggiatura elativa, che tende all’esagerazione, all’iperbole, pensiamo alla sequenza di punti esclamativi che conosciamo come punteggiatura fumettistica. L’uso del maiuscolo, invece, è molto utilizzato da Trump nei suoi messaggi, ed è indice di una voce che urla: un messaggio urlato è molto più efficace”.
“E’ venuta meno la forza ideologica del linguaggio, prima era chiara l’ideologia politica dei personaggi, se venivano da esperienze di sinistra, marxiste o cattoliche, ora non più da quando quelle ideologie hanno smesso di avere seguito. Uso espressioni rozze perché sono schietto, verace, non sono un professorone. E’ la strategia comunicativa di Trump e al momento ha molto consenso”.
“Non tutto il livello si è abbassato, questi politici non rappresentano la maggioranza degli italiani. Si studia, si scrive e si legge, molto più di quanto non si sia fatto in passato. Nessuno di noi immaginerebbe Andreotti farsi fotografare mentre mangia la pizza. E’ un cambiamento culturale, molto conta l’illusione ottica che ne arriva dai social network, hanno migliaia di follower. Una volta la politica veniva vissuta scambiandosi idee, adesso invece i messaggi partono sempre dalle stesse fonti”.