‘Non cerchiamo aiuti ne’ dall’Italia ne’ dall’Europa. Non voglio fondi e non chiedo assistenza. Voglio solo potere gestire la situazione con tranquillita’, torna a ripetere da Parigi Sergio Marchionne. E avverte: ‘non mi faro’ mettere nell’angolo da chi vuole costringermi a sbagliare, non rischio il futuro dell’azienda’. Nessuna nostalgia per Confindustria (‘Sto bene, non mi mancano ne’ il rito ne’ il contorno’), mentre continua lo scontro con Volkswagen con la minaccia di uscire dall’Acea e piena fiducia nel presidente del consiglio, Mario Monti.
A Piazza Affari pesa il mancato accordo con il fondo Veba sul prezzo della quota del 3,3% detenuta in Chrysler, su cui Fiat ha esercitato il diritto di acquisto: il titolo va giu’ del 2,13%. Al Salone di Parigi, dove la Fiat presenta la Panda 4×4, l’amministratore delegato de Lingotto torna sui temi alla ribalta da due settimane. Ribadisce che gli investimenti saranno fatti ‘al momento idoneo’ e che per questo ha chiesto ‘a tutti pazienza’, ma da’ un’indicazione in piu’ su Mirafiori, dove non appare piu’ certa la produzione dei due suv, con i marchi Fiat e Jeep: ‘Non ho ancora messo il miliardo, stiamo valutando la situazione dei modelli. Voglio essere libero di decidere il portafoglio prodotti’.
Marchionne dice che la fusione con Chrysler ci sara’ perche’ e’ ‘un atto dovuto’ e che senza la casa di Detroit la Fiat avrebbe sofferto le pene dell’inferno in Europa’: quest’anno insieme le due case produrranno 4,2 milioni di auto. Il manager italo canadese, che all’assemblea degli industriali torinesi, aveva ammesso di avere fallito nella ricerca per otto anni e mezzo di un partner per la Fiat, assicura che non finisce qui: ‘Fino adesso ho bucato l’acqua, ma finche’ sono qui continuero’ a cercarlo e spero lo faccia anche chi verra’ dopo di me’, dice. Suzuki, per esempio: il numero due della casa giapponese Kenichi Ayukawa non esclude la possibilita’ di futuri accordi. Nessun interesse, invece, da parte di altri costruttori a venire a produrre in uno stabilimento Fiat: ‘zero, assolutamente nulla. La porta e’ spalancata, sono pronto a farlo con tutti’, dice Marchionne e dalla Mazda arriva la conferma che non c’e’ alcun interesse a venire a produrre a Pomigliano.
L’ad della Fiat, che per l’ennesima volta smentisce l’intenzione di vendere l’Alfa, e’ soddisfatto dell’incontro con il governo: ‘abbiamo confermato l’impegno per l’Italia e c’e’ gia’ un team che sta lavorando’, spiega e auspica incontri frequenti con il premier Monti e il ministro Corrado Passera. ‘Mario diventera’ un nome santo dopo questa esperienza, gli dobbiamo molto di piu’ di quanto finora il Paese gli ha riconosciuto’, afferma Marchionne, rinnovando la stima anche nell’operato del presidente della Bce, Mario Draghi.
Quanto a Fabbrica Italia il ritiro del piano ‘non ha niente a che fare con la Fiom ma e’ dovuto al grande peggioramento in Europa. C’e’ stato un periodo del 2011, prima che Monti diventasse premier, in cui abbiamo congelato tutto nel sistema europeo per mancanza di chiarezza sul futuro. Sono cose pericolosissime ed esiste il rischio che si possano ripetere ancora. Il pericolo non e’ scomparso. I volumi in Europa sono scesi ogni tre mesi e in Italia quest’anno il mercato dell’auto forse non arrivera’ a 1,4 milioni di unita’, oltre il 20% inmeno del 2011′. Marchionne spera comunque di contenere perdite in Europa rispetto ai 700 milioni di euro attesi quest’anno. Alla Fiat il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ricorda i 70 milioni di euro che ha avuto per la ricerca di nuove tecnologie: ‘deve dare una risposta sul lavoro fatto con le risorse pubbliche per lo sviluppo di tecnologie innovative. Questo lavoro non pua’ essere perso’, sottolinea.
Continuano a chiedere chiarezza i sindacati. ‘La Fiat ha detto che Fabbrica Italia non c’e’ piu’ ma non ha spiegato cosa vuole fare’, ribadisce la leader della Cgil, Susanna Camusso, mentre per la Cisl il problema e’ sapere se dopo la crisi gli investimenti riapriranno sul modello di Pomigliano e Grugliasco. ‘La scelta di Marchionne di non investire oggi e’ legittima – osserva il segretario nazionale della Fiom Giorgio Airaudo – ma non e’ l’unica, tanto che in Europa la sta facendo solo lui’.
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