Gli occhi dell’Italia sono puntati sulla Fiat: dall’incontro di sabato a Palazzo Chigi, voluto direttamente dal premier Mario Monti, tutti si aspettano ‘la verita’ sugli impegni per l’Italia. Sergio Marchionne arriva a Torino dagli Usa alle 8 con il suo aereo privato e per lui inizia una lunga giornata di riunioni al Lingotto con i manager del gruppo. Sul tavolo ci sono i temi caldi: i dati del mercato europeo dell’auto, che continuano ad essere pesanti, il definitivo accantonamento del piano Fabbrica Italia, il futuro degli stabilimenti in questi giorni in fibrillazione. Tra gli appuntamenti imminenti c’e’ anche il Salone dell’Auto di Parigi, la prossima settimana, dove la casa torinese non porta nuovi modelli ma versioni di quelli gia’ lanciati come la Panda 4×4.
A Monti e ai ministri dello Sviluppo Economico, Corrado Passera e del Lavoro, Elsa Fornero, l’amministratore delegato della Fiat e il presidente John Elkann dovranno dare delle risposte, quella ‘chiarezza’ da tutti invocata. Marchionne ha gia’ detto che nella situazione attuale fare investimenti sarebbe azzardato, ma ha anche spiegato che non pensa a cose traumatiche come le tanto temute chiusure di stabilimenti o licenziamenti. E’ chiaro pero’ che per andare avanti e aspettare quella ripresa dei mercati, che non arrivera’ prima del 2014, serve una mano da parte dell’esecutivo.
Il primo fronte e’ quello degli ammortizzatori sociali. Ci sono fabbriche importanti, Mirafiori, Pomigliano e l’ex Bertone di Grugliasco, dove oggi e’ massiccio il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, ma nel 2013 in momenti diversi scadra’ per tutti e tre. Per evitare i licenziamenti servira’ quindi la cassa integrazione in deroga e su questo il governo potrebbe mettere in campo un impegno, senza dimenticare pero’ che le risorse sono poche e i casi di crisi aperti tantissimi.
Marchionne potrebbe indicare come strada da percorrere per consentire agli stabilimenti italiani di sopravvivere anche quella della produzione di modelli destinati agli Stati Uniti, dove per ora il mercato continua a crescere. Una strategia in parte gia’ avviata con l’investimento, al momento sospeso, a Mirafiori dove sono ancora previsti i due piccoli suv Jeep e Fiat.
Difficile invece che il manager del Lingotto possa dire al premier e ai suoi ministri che ha cambiato idea sulle lusinghe di Volkswagen, il cui interesse per il marchio Alfa Romeo e forse anche per uno stabilimento italiano sembra non del tutto tramontato.
Non e’ ipotizzabile che l’incontro di Palazzo Chigi porti alla firma di un accordo tra Fiat e governo, ma si potrebbe concludere con una sorta di patto per avviare in seguito le iniziative necessarie a risolvere i problemi dell’auto in Italia.
Discussione su questo articolo