Bisognera’ aspettare qualche giorno per sapere se Alberto Musy potra’ salvarsi e se avra’ riportato danni cerebrali. L’equipe medica dell’ospedale Molinette, dove il consigliere comunale dell’Udc torinese era stato trasportato dopo essere stato trafitto da quattro proiettili e avere battuto la testa, ha rimosso l’ematoma che si era formato nella scatola cranica: l’intervento e’ ‘perfettamente riuscito’, dice il bollettino sanitario, ma il paziente non puo’ essere ancora dichiarato fuori pericolo.
Musy e’ ancora sedato e intubato nel reparto di rianimazione dell’ospedale ed e’ stato sottoposto a una tac spirale, che ne ha confermato la gravita’. La prognosi, per queste ragioni, resta riservata. Mario Illengo, responsabile del reparto di Neurorianimazione, non esclude ‘alcuna evoluzione ne’ in meglio ne’ in peggio. Qualsiasi ipotesi sulla prognosi e’ aleatoria – ha aggiunto – e l’evoluzione del quadro clinico richiede alcuni giorni per dare indicazioni piu’ precise’. I parametri vitali, dice l’ultimo bollettino farmacologico, ‘al momento mantengono valori normali grazie al supporto farmacologico per il circolo e alla ventilazione meccanica’.
Al capezzale di Musy ci sono la moglie Angelica Corporandi d’Auvare e la sorella Antonella. ‘Non riesco a immaginare – dice la prima – chi possa essere stato a colpire uno come lui.
Alberto e’ un uomo mite ed e’ impossibile pensare che possa avere nemici’. Anche oggi la donna e’ stata sentita dagli investigatori della Questura, ma poi si e’ immediatamente precipitata alle Molinette. Le quattro figlie, invece, sono state accompagnate dai nonni paterni.
La palazzina in cui abita la famiglia Musy, nel centro storico di Torino, oggi e’ stata la meta di un viavai di curiosi che si sono fermati a osservare il portone. Alcuni hanno verificato che quella fosse effettivamente l’abitazione, il luogo dell’agguato in cui si parla in tutta Italia. C’e’ anche chi ha conosciuto Musy in campagna elettorale: ‘Sono un cattolico praticante – dice uno dei passanti – e adesso prego per lui’. I vicini, invece, preferiscono non rispondere alle domande dei cronisti oppure dicono che non erano presenti al fatto e che non conoscevano bene il consigliere.
Tutti in silenzio anche nello studio legale Musy Bianco & Associati, dove il ferito esercitava la professione di avvocato e dove ieri mattina la Digos aveva effettuato un sopralluogo: ‘Non sappiamo nulla – dicono – e non vogliamo dire nulla’.
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