La pensione anticipata è una prestazione pensionistica che permette ai lavoratori interessati, anche ai nostri connazionali residenti all’estero che possono far valere della contribuzione utile in Italia, di andare in pensione prima del compimento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia (che è attualmente in Italia di 66 anni e 7 mesi sia per i lavoratori che le lavoratrici).
I soggetti con anzianità contributiva in Italia al 31 dicembre 1995 (e quindi una buona parte degli italiani emigrati all’estero) possono richiedere la pensione anticipata nel 2018 se in possesso della seguente anzianità contributiva: 42 anni e 10 mesi gli uomini e 41 anni e 10 mesi le donne.
Questi requisiti contributivi possono essere perfezionati tramite il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati in Italia con quelli versati all’estero in un Paese (o in alcuni casi in più Paesi) con i quali l’Italia ha stipulato un accordo bilaterale di sicurezza sociale.
Ai fini del raggiungimento di tale requisito è valutabile la contribuzione versata a qualsiasi titolo o accreditata in favore dell’assicurato.
Chi avesse già maturato tali requisiti e che per qualche ragione non avesse ancora fatto domanda di pensione anticipata deve fare attenzione che nel 2019 scatteranno cinque mesi in più di requisito anagrafico per l’adeguamento alle aspettative di vita e che quindi ci vorranno – per la pensione anticipata – per gli uomini 43 anni e 3 mesi e per le donne 42 anni e 3 mesi.
Giova inoltre ricordare che la pensione anticipata decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda e che ai fini del suo conseguimento è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente (anche se svolto all’estero), non è, invece, richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratore autonomo.
Consigliamo sempre di fare l’eventuale domanda tramite un patronato di fiducia che saprà consigliarvi sul diritto e sulle modalità di domanda.
Marco Fedi e Fabio Porta, deputati Pd eletti all’estero