Alla Commissione Lavoro della Camera dei deputati si sta discutendo in questi giorni il futuro delle prestazioni assistenziali per i nostri emigrati. “La legge delega di contrasto alla povertà (la C. 3594) – spiega Marco Fedi, deputato Pd eletto oltre confine -, prevede una norma di cui noi avevamo già denunciato l’inavvedutezza ma soprattutto l’iniquità. E cioè quella di “razionalizzare” le prestazioni non contributive erogate all’estero (integrazione al minimo e maggiorazioni sociali) nell’ambito di un intervento riformatore del sistema delle politiche sociali italiane. Il ddl di riforma recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016) parte dalla considerazione che in Italia manca una misura organica che copra le necessità delle famiglie più vulnerabili e in condizioni economiche di bisogno, a partire da quelle con figli. E che le prestazioni esistenti devono essere verificate nella loro appropriatezza rispetto al bisogno – in una logica di efficacia dell’intervento specifico e allo stesso tempo nel livello di copertura di bisogni diversi e in una logica di equità del sistema assistenziale complessivamente inteso. Il Governo per raggiungere questi obiettivi ritiene sia necessario non solo razionalizzare i trattamenti esistenti, ma anche riorganizzare il sistema di accesso alle prestazioni, a partire dalle modalità di valutazione del bisogno”.
“Il disegno di legge delega in discussione in Parlamento – prosegue il deputato dem – intende quindi introdurre una misura nazionale per il contrasto della povertà, da considerare livello essenziale delle prestazioni; la razionalizzazione della normativa in materia di prestazioni di natura assistenziale o comunque sottoposte alla prova dei mezzi, anche rivolte a beneficiari residenti all’estero; e il riordino della disciplina concernente il sistema di interventi e di servizi sociali. Il nostro timore è che per raggiungere questi obiettivi il Governo, su indicazione dell’Inps (fu il Presidente Tito Boeri a sollevare il problema l’anno scorso), voglia rivedere per il futuro il sistema di erogazione delle prestazioni assistenziali italiane nei Paesi extra-comunitari (come è noto l’inesportabilità di tali prestazioni è stata già introdotta dai Regolamenti comunitari di sicurezza sociale) con il rischio che le nostre collettività residenti all’estero meno abbienti e più bisognose possano essere private di uno strumento essenziale di integrazione e supporto al reddito”.
“Ci siamo quindi mobilitati per introdurre proposte emendative ai fini dell’esclusione dal riordino delle prestazioni agli italiani all’estero. Sarà nostra premura – assicura Fedi in conclusione -, seguire con attenzione l’iter del ddl sulla povertà fiduciosi che il nostro intervento sensibilizzi Governo e Parlamento sulla necessità, in questa congiuntura storica – caratterizzata da crisi economiche, politiche ed umane – , di continuare a garantire la tutela dei diritti socio-previdenziali di tutti gli italiani nel mondo”.
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