Con il mese di settembre riprende l’attività politica e parlamentare e saranno numerosi i problemi e le questioni che dovremo affrontare per garantire una giusta tutela dei diritti socio-previdenziali e fiscali dei nostri connazionali residenti all’estero. Infatti, le novità previdenziali e fiscali allo studio di Governo e Parlamento sono tante e potranno interessare diritti e interessi concreti dei nostri pensionati e pensionandi nel mondo.
La nuova normativa sulle pensioni è ormai in dirittura d’arrivo e dovrebbe essere approvata con la Legge di Stabilità per il 2017: non si tratta di una vera e propria riforma, ma di disposizioni che interessano diversi ambiti previdenziali e che correggeranno, in vari punti, la Legge Fornero e alcune norme pensionistiche più datate.
Tra le novità che vale la pena segnalare ci sono l’aumento della platea di aventi diritto alla cosiddetta “Quattordicesima” con l’introduzione di un limite di reddito più alto per averne diritto (si parla di 12-13 mila euro) e l’innalzamento della “no tax area” sulle pensioni che attualmente è di 7.750 euro per gli under 75 e di 8.000 euro per gli over 75.
Si tratta di due innovazioni che, se approvate, saranno automaticamente estese ai pensionati italiani residenti all’estero. Secondo le proposte più recenti, il Governo vorrebbe adottare una “no tax area” uguale per tutti e pari, come per i dipendenti, a 8.124 euro. Parallelamente, o alternativamente, si pensa di aumentare, oltre alla platea degli aventi diritto, anche l’importo della Quattordicesima (sarebbe una buona notizia per migliaia di pensionati italiani residenti all’estero) da un massimo di circa 500 euro (una tantum nel mese di luglio) ad un massimo di oltre 700 euro – va ricordato tuttavia che i nostri pensionati in convenzione facendo valere meno contributi avranno probabilmente diritto ad un importo più basso, ma sempre superiore a quello che percepiscono attualmente.
È inoltre in discussione l’introduzione della possibilità di richiedere l’anticipo pensionistico (APE). Con l’Ape, sarà possibile pensionarsi a 63 anni, con 3 anni e 7 mesi di anticipo rispetto al requisito d’età per il trattamento di vecchiaia (considerando che nel 2018 l’età pensionabile sarà per tutti pari a 66 anni e 7 mesi), se si possiedono almeno 20 anni di contributi. Dubitiamo che questo meccanismo, indubbiamente interessante per coloro i quali vogliono anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, sarà applicabile anche ai pensionandi in convenzione, a causa di un complesso sistema di finanziamento che vede coinvolti vari istituti, comprese le banche italiane.
Tra le ipotesi di riforma si parla anche di ricongiunzione dei contributi ovvero di poter riunire in un’unica gestione la contribuzione presente in casse diverse, come se i versamenti contributivi fossero da sempre accreditati nella gestione previdenziale di destinazione: va studiata la possibilità, ancorché presumiamo remota se non impossibile, di consentire agli emigrati che fanno valere anzianità contributive nel settore pubblico (tipo Inpdap per intenderci) e che non sono contemplate negli accordi di sicurezza sociale, di poterle trasferire all’Inps con tutti i vantaggi che ne deriverebbero.
È confermata infine la riorganizzazione dell’Inps con l’eliminazione (accorpamento) della Direzione Convenzioni Internazionali nella Direzione Centrale Pensioni per razionalizzare le strutture organizzative dell’Istituto previdenziale rendendole, secondo gli obiettivi preannunciati, più efficienti e più vicine ai cittadini.
Abbiamo già sollevato le nostre preoccupazioni in merito a questa decisione (anche se il Presidente dell’Inps non la ritiene pregiudizievole per i diritti degli italiani all’estero) e dovremo vigilare con la massima attenzione affinché la nuova struttura di tutela e somministrazione di diritti, servizi, informazioni, prestazioni, a favore dei cittadini italiani residenti all’estero, non subisca alcun danneggiamento o involuzione. Nelle prossime settimane saremo in grado di conoscere meglio il programma di riforma del Governo e pianificare contenuti e modalità di nostri eventuali contributi.
I deputati Marco Fedi e Fabio Porta
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