“La legge sul voto all’estero subisce un duro colpo nel rapporto tra eletti ed elettori che è l’essenza della Circoscrizione Estero. L’emendamento Lupi, con il quale abbiamo avuto anche una interlocuzione diretta, prevede che “Gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero; gli elettori residenti all’estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero”. Abbiamo compreso la natura politica di questo emendamento che fornisce soluzioni di candidatura a chi non ha un solido rapporto con il territorio. Non siamo assolutamente d’accordo con la disparità che si viene a creare”. Lo dichiarano in una nota congiunta gli onorevoli dem Marco Fedi e Francesca La Marca.
“Tutto ciò avviene in un momento politico delicato per il Paese, ne siamo consapevoli. Proprio per queste ragioni l’intera partita della riforma della 459 del 2001 andava gestita con forza e coraggio nelle aule parlamentari, con tutti i rischi legati ai tentativi di smontare il meccanismo di voto e di fare ciò che l’emendamento Lupi ha fatto, cioè consentire la candidatura all’estero di residenti in Italia. Oppure avremmo potuto proporre degli emendamenti “tecnici” per migliorare l’esercizio del voto. Ebbene la terza via, che nasce da un accordo per far passare la legge elettorale generale, ci sottrae qualsiasi futura possibilità, credibile, di aggiornare quella normativa.
Ma il danno è politico. E chi ha un autentico radicamento sul territorio pagherà il prezzo più alto. Non nascondemmo la nostra forte contrarietà alla introduzione, nelle primarie del PD, di candidature dall’Italia. Con critiche anche aspre. Ma un conto sono le primarie di un partito ed altro è la rappresentanza della “Nazione” che nasce dal voto popolare. Quando si sviluppò, dopo il voto referendario, la nuova polemica sul voto all’estero, dicemmo che chi scriveva di brogli e screditava la rappresentanza all’estero, incluse associazioni di lunga tradizione democratica in emigrazione, avrebbe dato adito a “soluzioni” romano-centriche. Si è tutto concretizzato nel peggiore dei modi e portando tutta la legislazione ordinaria in materia di esercizio in loco del diritto di voto su un piano di profonda difformità di trattamento: i cittadini italiani residenti all’estero non hanno analogo peso, diritti e cittadinanza politica.
Il Gruppo del PD ha dovuto accettare un emendamento di un gruppo di maggioranza che ha posto, in una trattativa serrata su tutto l’impianto della legge elettorale, alcune condizioni e non ha rinunciato ad alcuni emendamenti. Nonostante la limitazione del danno, poiché l’emendamento Lupi nella forma originale consentiva la canditura multipla e su tutte le ripartizioni per i residenti in Italia, nonostante il risultato positivo di aver fatto ritirare un emendamento di Forza Italia che aboliva il voto per corrispondenza, rimane l’amarezza che su questa vicenda si sia giocata una partita molto legata a logiche che nulla hanno a che vedere con la rappresentanza ed il suo legame con l’elettorato”.
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