Lunedì 13 luglio, su indicazione dell’On. Ministro Luigi Di Maio, il Sottosegretario agli Esteri, Sen. Ricardo Merlo – con delega per gli italiani nel mondo – ha incontrato i rappresentanti delle sigle sindacali presenti alla Farnesina per conoscere la loro posizione in merito all’organizzazione del referendum costituzionale, confermativo del taglio del numero dei parlamentari, in uno scenario mondiale ancora caratterizzato dall’emergenza sanitaria a causa della diffusa pandemia da coronavirus.
Seppure con diverse sfumature ed accentuazioni, tutti i dirigenti sindacali, ed in particolare i Coordinatori di CISL, CGIL e UIL, che in quest’ordine sono intervenuti per primi, pur sottolineando l’importanza di garantire l’esercizio del diritto di voto ai nostri connazionali all’estero, non avevano mancato di evidenziare come in questo momento tale diritto debba inevitabilmente trovare un limite nel diritto, costituzionalmente garantito, della tutela della salute dei colleghi in servizio all’estero soprattutto in quei Paesi – molti dei quali anche di forte emigrazione (Stati Uniti, Centro America e quasi tutto il Sud America) – in cui l’emergenza sanitaria è in una fase ancora drammatica. Gli stessi rappresentanti sindacali avevano aggiunto che, al momento, non era ipotizzabile chiedere al personale delle Rappresentanze diplomatico-consolari di molti Paesi un incremento della quota di lavoro in presenza, tuttavia necessaria per assicurare le attività indispensabili ad una corretta e puntuale organizzazione del referendum costituzionale. Pur essendo coscienti che si trattava di una scelta esclusivamente politica, la richiesta pressoché unanime arrivata da parte sindacale, è stata quella di prevedere un ulteriore rinvio del referendum.
Il Sottosegretario Sen. Merlo, nell’assicurare che avrebbe riferito all’On. Ministro le chiare indicazioni emerse dall’incontro, ha ringraziato i rappresentanti sindacali e – esternando apertamente la sua convinzione sull’importanza delle organizzazioni sindacali quale “strumento fondamentale per portare avanti in maniera efficace le politiche per gli italiani all’estero” – ha espresso il proposito di voler far seguire a questo altri incontri con le parti sociali per affrontare con esse le problematiche della rete diplomatico-consolare e dell’erogazione dei servizi consolari ai fini di un miglioramento dell’offerta degli stessi ai nostri connazionali.
Nella mattina di mercoledì 15 luglio abbiamo tuttavia appreso dagli organi di stampa che il governo aveva formalmente proposto le date del 20 e 21 settembre 2020 per lo svolgimento della consultazione referendaria.
Se da un lato manifestiamo il nostro apprezzamento nei confronti del Sottosegretario Merlo, che ha mostrato attenzione e volontà di dialogo con le Organizzazioni Sindacali su una questione così delicata, dall’altro non possiamo dire altrettanto rispetto ad una decisione eminentemente politica che, in quanto tale, non può che provenire dal massimo vertice del nostro Ministero.
Spiace a questo proposito dover prendere atto che la tanto sbandierata intenzione di introdurre un corso nuovo anche al Ministero degli Esteri non sia stata seguita dai fatti.
L’On. Ministro Luigi Di Maio, in questi mesi, non si è comportato con le organizzazioni sindacali in modo molto diverso dal suo predecessore che, lo ricordiamo, ritenne di incontrarle esattamente un anno fa solo quando la crisi del precedente governo ormai incombeva, dopo aver ignorato invece le numerose richieste di incontro che gli erano state rivolte in precedenza, fin dal suo insediamento al Ministero.
Alla data odierna non risulta infatti che una sola delle missive e delle richieste che fino ad oggi sono state personalmente indirizzate all’On. Ministro Luigi Di Maio abbia avuto riscontro.
Spiace ancora di più dover prendere atto della disattenzione manifestata, in più di una occasione, dall’On. Ministro nei confronti del personale.
Ricordiamo in particolare il messaggio diramato in occasione della festività del 1° maggio, oggetto di un nostro comunicato ancora oggi affisso nelle bacheche del Ministero (e consultabile all’indirizzo https://esteri.uilpa.it/note-e-comunicati/107-nota-unitaria-su-discorso-dell-on-ministro-in-occasione-del-1-maggio.html), nel quale ringraziava tutte le categorie che si erano confrontate con l’emergenza sanitaria, dimenticandosi tuttavia – clamorosamente – dei connazionali all’estero che avevano invece perduto il lavoro e del personale della Farnesina che aveva contribuito a rimpatriarli a decine di migliaia. Né hanno successivamente aiutato a ricomporre la situazione le scuse in merito rivolte al solo personale diplomatico, dimenticandosi ancora una volta degli italiani all’estero ma anche del “restante personale” (aree funzionali e contrattisti) del Ministero, circa i due terzi del totale dei lavoratori del MAECI.
Se questa è la considerazione che l’On. Luigi Di Maio ha del personale della Farnesina e dei suoi rappresentanti sindacali, quanto il Ministro potrà essersi battuto in Consiglio dei Ministri per un ulteriore rinvio del referendum? Crediamo, molto poco!
E, allora, non deve stupire che, senza colpo ferire, sia stata presa una decisione che rischia di mettere in pericolo la salute tanto degli impiegati dei Consolati in molte zone del mondo (che, se avessero fatto parte del suolo nazionale, sarebbero state considerate a tutti gli effetti “zone rosse”) quanto quella dei connazionali che, per esercitare il proprio diritto di voto potrebbero essere costretti a spostarsi dalle proprie abitazioni per inviare i plichi ricevuti per posta o per richiedere assistenza alle strutture consolari competenti. Infatti, non saranno poche le zone del mondo in cui le difficoltà organizzative unite alla riduzione di operatività delle strutture consolari necessaria per prevenire i contagi, non consentiranno il regolare inoltro dei plichi. E senza contare che molti dei nostri colleghi all’estero arriveranno a questo appuntamento già provati da mesi di pesante lavoro di assistenza ai connazionali per organizzarne il rimpatrio e, in molti casi, anche da una sorta di forzata “clausura” nei rispettivi Paesi di accreditamento che sta impedendo loro di vedere le proprie famiglie dalla fine dello scorso anno e che, probabilmente, le necessità organizzative per la preparazione del referendum costringeranno nelle loro sedi di servizio fino almeno a fine settembre.
Il Ministro deve sapere fin d’ora che le colpe di malfunzionamenti nella gestione della procedura elettorale o di una bassa affluenza al voto – che potrebbe prestare il fianco ai detrattori della riforma sottoposta a referendum – non dovranno in alcun modo essere fatte ricadere sul personale delle Rappresentanze diplomatico-consolari ma dovranno tutte essere assunte dalla classe politica che ha preso una decisione insensata quando il buon senso avrebbe dovuto suggerire un rinvio della consultazione referendaria.
Come pure qualcuno – che non saremo di certo noi – si dovrà assumere la responsabilità degli eventuali contagi che potrebbero venir fuori a seguito di questa decisione, anche se, ovviamente, il nostro auspicio è che non si arrivi a tanto, ed anzi, nutriamo ancora la speranza che, in extremis, possa arrivare un ripensamento profondo rispetto alla decisione di tenere il referendum costituzionale a fine settembre prossimo.
FP CGIL Esteri
CISL FP Esteri
UILPA Esteri