Mercoledì 8 maggio si sono conclusi, alla Farnesina, i lavori del Comitato di presidenza del CGIE – Consiglio Generale degli italiani all’estero. Lavori iniziati con la commemorazione di Michele Schiavone, Segretario generale degli italiani all’estero, scomparso recentemente.
Se da una parte è impossibile non constatare che gli annosi problemi degli italiani nel mondo sono ancora tutti lì sul tavolo nonostante il trascorrere del tempo, dall’altra abbiamo letto nelle parole dei consiglieri la reale volontà di rimboccarsi le maniche per avviare, una volta per tutte, una vera stagione di riforme.
A conclusione del Cdp, durante la conferenza stampa – a cui abbiamo partecipato anche noi – sono intervenuti tutti i membri dell’organismo. L’accento è stato posto su servizi consolari – e quindi anche sulla digitalizzazione -, riforme, promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Senza dimenticare le Europee 2024.
Per il Comitato la politica deve tornare ad occuparsi degli italiani all’estero, oltre 7 milioni e 100 mila persone, un numero in continua crescita: 305 mila in più in un anno e già 100 mila da inizio 2024. E’ più che mai necessario, ha evidenziato il Cdp, che si affrontino i problemi della nuova e vecchia emigrazione italiana.
“Manca l’attenzione e la comprensione per ciò che rappresenta il mondo degli italiani all’estero – hanno sottolineato i consiglieri – una realtà che fa da traino al successo del nostro paese”.
“Siamo tenuti a portare avanti una stagione di riforme e la prima su cui ci soffermeremo è quella dei Comites. Abbiamo la sensazione che finora la politica non si sia ancora interessata al tema della vecchia e nuova emigrazione. Il nostro intendimento con la nuova consiliatura è proprio affrontare questa riforma della rappresentanza”, ha detto il consigliere del CGIE Gianluca Lodetti alla conferenza stampa al termine della riunione del comitato di presidenza.
Il nuovo segretario sarà eletto dall’assemblea plenaria del Consiglio, fissata dal 19 al 21 giugno. E sarà l’assemblea plenaria, è stato spiegato, a dare il via ad una stagione di riforme, a cominciare dall’aggiornamento del regolamento interno, ma che sarà anche l’occasione per ragionare sulla questione della cittadinanza, del voto all’estero e di come favorire il ritorno dei ricercatori italiani.
“Il primo atto dovuto che dovremo affrontare nella migliore delle maniere” alla prossima assemblea plenaria, “senza conflitti interni, perché sarebbe un insulto alla memoria di Michele Schiavone, sarà di eleggere il nuovo segretario generale”, ha detto Silvana Mangione, vice segretaria generale del Consiglio generale degli italiani all’estero. “Stiamo dialogando con tutti quanti, non ci sono previsioni. Sarà l’Assemblea a discutere serenamente delle possibili candidature e del riassetto interno, che dovrà essere quanto più possibile trasversale”, ha sottolineato.
“E’ importante creare strumenti che favoriscano il mantenimento di un legame con l’Italia e dunque – è stato detto – ad esempio la detassazione dell’Imu per chi vive all’estero e i provvedimenti di defiscalizzazione per chi rientra in patria”. Così come, è stato evidenziato, è fondamentale promuovere l’insegnamento della lingua italiana all’estero, “una lingua – ha detto Mangione – che significa cultura, bellezza e business”. “E’ un segnale pericoloso – ha aggiunto – sentire che i figli dei nostri connazionali all’estero ormai sognano in inglese”.
Mariano Gazzola, vicesegretario generale CGIE per l’America Latina, ha sottolineato l’esigenza di potenziare i Consolati per poter offrire servizi efficienti in tempi dignitosi ai connazionali.
Apprezzamento è stato espresso dal comitato per il progetto di digitalizzazione dei servizi consolari che la Farnesina intende portare avanti, ma è stato sottolineato che è necessario mantenere anche “una politica di prossimità” e per questo serve aumentare il personale nei consolati.
“Il ministero degli Esteri è riuscito a trovare nelle pieghe del bilancio 200mila euro per il Cgie”, ha ricordato il consigliere del Cgie, Gianluca Lodetti, in conferenza stampa alla Farnesina, ringraziando le istituzioni per i fondi. Ma, ha aggiunto, “non abbiamo ancora neanche la metà di quello che ci servirebbe per portare avanti l’attività ordinaria del nostro organismo”.