Niente riduzione di tasse e contributi. La pressione fiscale passerà dal 42% di quest’anno al 42,7% del biennio 2020-2021 e si attesterà al 42,5% nel 2022. L’aumento dell’Iva che scatterà nel 2020 farà salire il gettito tributario di 24 miliardi di euro. Questi i dati principali dell’operazione fact checking realizzata dal Centro studi di Unimpresa sul Documento di economia e finanza approvato nelle scorse settimane dal consiglio dei ministri.
“Se l’incremento delle aliquote Iva non verrà disinnescato, oltre ai pesanti effetti recessivi sull’economia, l’Italia rischia anche un forte aumento dell’evasione”. A dirlo è la Cgia di Mestre, che prosegue: “Infatti, il possibile aumento di 3 punti percentuali dell’aliquota ridotta e di 3,2 di quella ordinaria interesserebbe anche i servizi di manutenzione e di riparazione, gli onorari dei liberi professionisti e le ristrutturazioni edilizie. Con questo aumento d’imposta, di fatto, molti clienti finali sarebbero spinti a non pagarla affatto, evitando di richiedere al prestatore del servizio la fattura o la ricevuta fiscale”.
La Cgia di Mestre, oltre a ricordare che l’infedeltà fiscale sottrae alle casse dello Stato 113 miliardi di euro all’anno, lancia un appello anche ai due vicepremier: “Proprio perché siamo in piena campagna elettorale – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – Di Maio e Salvini non possono limitarsi ad affermare che l’Iva non aumenterà. Devono dirci anche dove troveranno le risorse per evitare l’incremento d’imposta. Diversamente, i loro impegni non appaiono credibili, avvalorando così la tesi di coloro che prevedono una stangata fiscale a partire dall’inizio del 2020”.