Al ministero della Difesa non esprimono sorpresa ne’ preoccupazione per la decisione del Pentagono di lasciare a terra gli F35 causa verifiche alla sicurezza. Per l’Italia non cambia nulla e la posizione resta quella espressa dal ministro Roberta Pinotti pochi giorni fa in audizione alle Camere: il programma e’ sospeso in attesa del Libro Bianco che sara’ pronto a fine anno.
I contratti ad ora operanti riguardano solo sei aerei dei 90 complessivamente definiti dal precedente Governo. Da sinistra e dallo stesso Pd arrivano inviti a cancellare il programma per i costosi cacciabombardieri di quinta generazione.
Lo stop deciso da Washington era gia’ stato comunicato a Roma prima che la notizia filtrasse sui media. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini, premette: "non sta a me dare giudizi tecnici", ma "la strategia italiana" di difesa "e’ sotto revisione", c’e’ "una discussione anche su quali aerei comprare. Sicuramente anche noi avremo bisogno di riaggiornare i nostri strumenti militari, molti sono vecchi. Una discussione da fare anche con gli americani". Non e’ la prima volta che vengono evidenziati problemi tecnici nello sviluppo del nuovo velivolo: gia’ in passato erano emerse criticita’, come ad esempio la vulnerabilita’ ai fulmini. Ma, sottolineano alla Difesa, questi episodi sono fisiologici e si sono verificati anche per altri aerei, dall’Amx all’Eurofighter: i difetti che compaiono in questa fase sperimentale vengono via via corretti prima dell’entrata in servizio effettiva della linea.
Dunque, non ci sono ripercussioni sullo status del programma. Che, come tutti gli altri, verra’ sottoposto a valutazione e revisione nell’ambito del Libro Bianco che gli esperti stano mettendo a punto. Dopodiche’, nella prima meta’ del 2015 potra’ esserci un’indicazione sul numero di F35 di cui l’Italia avra’ bisogno e la quota di 90 potrebbe essere rivista al ribasso. Quello degli F35 e’ comunque un dossier particolarmente delicato per l’Italia. Il premier Matteo Renzi ha promesso nei mesi scorsi una riduzione. Ma gli Usa – capofila del progetto con Lockeed-Martin – hanno invitato Roma a non sfilarsi.
Peraltro l’Italia e’ l’unico Paese – al di fuori degli Stati Uniti – che produce ed assembla parti dell’aereo nel sito di Cameri (Novara). E la stessa Pinotti ha messo in guardia dai rischi che la sospensione temporanea del programma, decisa dal Governo in base alle indicazioni del Parlamento, potrebbe causare nello stabilimento piemontese: le commesse provenienti da altri Paesi sarebbero infatti dirottate verso gli Usa con conseguente perdita di competitivita’ del sito italiano, che attualmente occupa circa 200 addetti. E proprio da Cameri – sindaco e sindacati – filtra infatti preoccupazione. Da sinistra si rinnovano invece le critiche.
"La maggior parte dell’opinione pubblica – nota il deputato di Sel, Giulio Marcon – e’ contraria all’acquisto, sono costosissimi e per di piu’ funzionano male, perche’ il governo Renzi non cambia rotta e decide una volta per tutte di uscire da un programma di acquisto che rischia di creare piu’ problemi che vantaggi?". Per Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, "gli F35 sono una ciofeca, un vero sperpero di denaro pubblico per una tecnologia che e’ con ogni evidenza un fallimento. Il governo tagli questa spesa invece di continuare a blaterare a vanvera".
Stefano Pedica del Pd si rivolge alla collega di partito Pinotti. "Il ministro – dice – faccia subito un’azione coraggiosa: azzeri la spesa per gli F35. Oramai anche gli Usa se ne sono accorti del pericolo. I soldi risparmiati, piu’ di 15 miliardi di euro, saranno utili per abbassare le tasse o pagare i cassaintegrati". L’altro dem Giampiero Scanu sostiene che le notizie Usa "confermano la bonta’ della nostra proposta di moratoria sugli F35 e di richiesta di un dimezzamento delle spese".
Discussione su questo articolo