Per un’Europa che continua a risalire la china dopo gli anni di crisi, c’è però un’Italia che invece arranca ancora, sia per la disoccupazione (soprattutto per i giovani, che non a caso sono sempre più preoccupati del loro futuro) che per il livello degli investimenti che interessano lo Stivale. Qualche sprazzo di ottimismo sembra comunque esserci, grazie all’apporto dell’export: guardiamo insieme com’è lo stato delle cose nel Belpaese.
Investimenti finanziari al palo
In generale, l’economia italiana appare ancora viaggiare col “freno a mano tirato”, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti, che sono una delle chiavi principali dell’economia: il raffronto con quanto accade nel resto d’Europa è praticamente impietoso, e inchioda il Belpaese alle retrovie soprattutto sul versante del venture capital e degli interventi dedicati all’innovazione e alle start up. Mentre il Vecchio Continente ha raccolto in totale 6,4 miliardi di euro di capitale nel 2016, tornando a livelli precrisi, l’Italia è ancora alle prese con problemi di carattere più generale (elevato tasso di disoccupazione, quota di neet tra le più altre e start up che restano allo stato embrionale).
Il calo del venture capital
In questi primi sei mesi del 2017, ad esempio, il capitale immesso per finanziare in imprese innovative italiane ha raggiunto “appena” i 75,3 milioni di euro, e anche altre forme innovative di ricerca di fondi, come il crowfunding, sono in continuo calo: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ad esempio, il dato è sceso del 13 per cento. Volumi troppo bassi, che fanno dell’Italia l’ultimo Paese in Unione Europea per tasso di investimenti Venture Capital pro capite, recentemente superati anche da quelli di Bulgaria, Portogallo, Romania e Grecia.
Gli italiani scelgono ancora il mattone
Oltre al mero dato economico c’è un “ragionamento” di fondo da considerare: nel capitalismo, i capitali vanno dove conviene investire, e dunque l’assenza di investimenti in Italia denotano una situazione poco favorevole all’economia e la presenza di asset classes più convenienti. Per quanto riguarda le scelte degli italiani, invece, l’oggetto dei desideri resta sempre e comunque il “mattone”: come segnalato anche dagli approfondimenti del portale economico fissovariabile.it, in Italia gli investimenti finanziari si concentrano per lo più nell’ambito immobiliare, anche per le scelte politiche che favoriscono questo ambito spesso a discapito delle attività produttive, ritenute più rischiose.
Il boom dell’export
Eppure qualcosa di positivo sembra esserci, e un importante elemento di “speranza” arriva dall’ultimo Rapporto ICE 2016-2017, intitolato “L’Italia nell’economia internazionale” e presentato nei giorni scorsi a Milano: nel documento si analizza l’apporto del commercio verso l’estero nell’economia interna, con risultati per certi versi sorprendenti e confortanti. Innanzitutto, solo nel primo quadrimestre del 2017 le esportazioni italiane sono cresciute del 6,6 per cento, migliorando le stime iniziali sull’anno in corso, che avevano segnato un incremento tra il 3 e il 4 per cento.
Buoni segnali per l’economia
Questo significa, dunque, che ci sono buone possibilità di chiudere l’anno con un ritmo miglior del previsto, proseguendo dunque un trend positivo; rispetto al 2016, per ora, la crescita è superiore al punto percentuale, e pertanto inferiore di quella registrata nell’ultimo biennio. A trainare l’export italiano sono state soprattutto le regioni del Sud, come avevamo accennato in un articolo di qualche tempo fa, ma in generale tutti i territori hanno dimostrato buone performance; importante poi l’impatto dei nuovi settori di specializzazione, con l’export di prodotti farmaceutici che sale di sette punti percentuali, e il consolidamento del classico made in Italy anche in mercati emergenti.
Passi avanti nelle classifiche mondiali
Tutto questo ha fatto conquistare all’Italia un’altra posizione nella classifica degli esportatori mondiali, portandola al nono posto assoluto con un volume di 462 miliardi di dollari, mentre la nazione è sesta per saldo commerciale, che resta positivo per 57 miliardi di dollari.
A sorpresa l’Italia attrae capitali esteri
Migliora anche l’attrattività del Paese: in tutto il 2016, i cosiddetti Investimenti diretti esteri in Italia sono arrivati in totale a 29 miliardi di dollari, facendo segnare un incremento del 50% sui volumi del 2015; anche in questo particolare ambito l’Italia scala posizioni nella graduatoria mondiale, passando al tredicesimo posto dal quindicesimo occupato nell’ultima analisi. Dal punto di vista della provenienza degli investimenti si conferma invece la predominanza degli Stati Uniti, che restano il primo Paese per quantità di investimenti in Italia.
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