Le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso circa 1,2 miliardi oltre negli ultimi cinque anni e mezzo a causa dell’embargo alle spedizioni che ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia.
A farne pesantemente le spese il Made in Emilia Romagna, con una perdita del 45% in 5 anni (dai 43,5 milioni di export del 2013 ai 24 del 2018) con tutto “l’impatto che ciò comporta soprattutto alla luce delle tensioni legate alla Brexit, ai dazi americani e agli effetti negativi su economia ed occupazione provocati dall’emergenza coronavirus”. “Ci sono tutte le condizioni politiche ed economiche – sottolinea la Coldiretti Emilia Romagna su Settesere Qui – per rivedere l’embargo”, “l’agroalimentare italiano è l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura”.
“Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy realizzati in Russia (Parmesan, mozzarella, robiola, ecc) o nei Paesi non colpiti dall’ embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano, Parmesan e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina che sono protagonisti anche delle fiera agroalimentare di Mosca”.