Andrea Prete, presidente di Unioncamere, intervistato dal Sole 24 Ore: “L’export italiano è uno dei più diversificati in Europa: in media i primi 50 prodotti che ogni Paese esporta incidono per circa la metà delle vendite complessive all’estero, mentre in Italia i primi 50 prodotti pesano solo il 29%, il che significa che abbiamo una capacità di esportazione nei settori più variegati”.
Alla domanda “si potrebbe afre di più?” risponde: “Sì, perché abbiamo osservato che, negli ultimi anni, a fronte di un aumento nei valori e nei volumi delle esportazioni, è diminuito il numero delle imprese esportatrici. Tra il 2016 e il 2019, l’Istituto Tagliacarne ha calcolato che siamo scesi da 127.359 unità a 123.207, con una riduzione del 3,3%, mentre la flessione delle imprese non esportatrici, nello stesso periodo, è stata dello 0,3%. E a diminuire nell’esportazione sono soprattutto le piccole imprese, scese del 4,3%: in valori assoluti, abbiamo perso 5mila piccole aziende che esportavano e ora non esportano più, mentre le medio-grandi sono incrementate del 7,7%. Le piccole imprese esportatrici hanno inoltre una minore intensità di export rispetto a quelle di maggiori dimensioni, con un gap del 35% in termini di valore di export per addetto: circa 82mila euro contro 122 mila euro”.
“E’ chiaro a tutti che l’export è determinante per l’economia del Paese – spiega Prete al quotidiano economico – : dovremmo puntare di più nell’utilizzo delle camere di commercio per accompagnare le piccole imprese e aiutarle a esportare in maniera strutturale e continuativa. Andrebbero riprese le missioni all’estero, attraverso un’attività coordinata e integrata tra noi, ma anche con quella dell’Agenzia Ice, promuovendo progetti suddivisi per ambiti settoriali per aree territoriali, evitando le iniziative spot di singole camere. Siamo uno strumento in più su cui il Paese può contare per l’internazionalizzazione delle piccole aziende, soprattutto grazie al valore aggiunto delle camere estere. Mi è capitato di andare in alcuni Paesi e incontrare ambasciatori italiani che si rivolgono proprio all’Ice e alle camere di commercio italiane all’estero come referenti primari per aumentare i rapporti economici tra l’Italia e quei Paesi, a conferma che questo sistema è già ben radicato e funziona: ora dobbiamo riuscire a valorizzarlo e rafforzarlo”.