‘La vita sempre difesa, fino all’ultimo’, ma allo stesso tempo ‘l’accanimento terapeutico va sempre escluso’. E’ questo il convincimento dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, che oggi, in visita all’Istituto nazionale dei tumori (Int), e’ tornato sul tema del fine vita, dopo le riflessioni del cardinale Carlo Martini. Secondo Scola ‘difendere la vita fino all’ultimo’ ed ‘evitare l’accanimento terapeutico’ non sono affermazioni inconcibiliabili tra loro, anzi. ‘Bisogna rispettare il valore supremo della vita – spiega – e aspettare che ogni paziente trovi la sua morte personale. E una volta che la vita ‚ voluta, difesa e affermata fino in fondo non puó non essere la volontà del paziente, del medico e dei familiari ad entrare in gioco caso per caso. Questa mia affermazione non relativizza peró la questione che la vita vada difesa fino all’ultimo".
L’arcivescovo ha allargato le sue riflessioni – rispondendo alle domande rivoltegli da medici, pazienti e volontari – alle cure palliative, che ‘possono rappresentare una via pratica per favorire uno scambio tra mondi e visioni diverse, perch‚ si concorre al bene di tutti. Le cure palliative – continua – come accompagnamento al passaggio al Padre sono preziose. La genomica ha aperto una fase molto promettente nelle terapie, ma le cure palliative potranno essere proporzionate al singolo, curare e difendere fino all’ultimo momento la vita’. Secondo l’arcivescovo pero’ ‘la clinica non basta, ma deve essere essere mediata dal rapporto interpersonale – aggiunge – Solo questo dà speranza. Io incoraggio il lavoro che si fa qui".
La medicina, per Scola, "l’arte di prendersi cura, che unisce molte scienze. Quando il paziente si rivolge al medico per la sua salute, rivolge una domanda piú ampia, di salvezza. E l’intreccio di salute e di salvezza danno la bontà di luoghi di cura come questo, che sono un test di civiltà per il popolo e la città. Siete l’espressione di un luogo di umanità. Milano è ancora permeata di fede e vita cristiana". Nel concludere il suo discorso, l’arcivescovo ha anche rimarcato come "le grandi scoperte della scienza da sole non bastino a favorire la felicità". Spesso la scienza ‘si accompagna a fenomeni di malinconia e depressione nelle società avanzate". Cio’ non toglie che sia opportuno investire sulla ricerca. L’arcivescovo ha ricordato le difficoltà che da tanti vive la ricerca in Italia, a causa della mancanza di investimenti e fondi. ‘Dobbiamo augurarci che si diffonda una cultura politica nuova, che faccia leva su innovazione, cultura ed educazione". Dopo aver risposto alle domande di medici e pazienti, Scola ha visitato il reparto di oncologia pediatrica dell’Int, dove sono ricoverati bambini e ragazzi dai 2 ai 18 anni, che gli hanno consegnato un poster con i loro volti, e si è intrattenuto a giocare a biliardino con due ragazze.
Discussione su questo articolo