Il PD ha trionfato ovunque, ma a spingerlo alla vittoria è stata sicuramente la popolarità di Matteo Renzi che credo abbia rappresentato nell’immaginario di molti italiani, anche non abituali elettori di sinistra, soprattutto una speranza di cambiamento, una spasmodica ricerca a ritrovare qualcuno in cui credere o almeno di cui illudersi.
Questa vittoria del premier è stato indubbiamente l’aspetto principale in un’elezione dove il 42% degli elettori italiani se ne è rimasto a casa (massimo storico di disaffezione al voto) e tenendo anche conto che nelle ultime settimane Matteo Renzi è stato onnipresente su tutte le TV e sui giornali, in un modo quasi ossessivo e senza alcuna equità rispetto ad altri candidati.
Ulteriore vantaggio per lui anche l’essere stato indicato ed identificato come il vero e unico “competitor” di un Beppe Grillo sempre più schizzato ed arrogante con sullo sfondo un sempre più spento Silvio Berlusconi.
Tutti gli altri sono stati oscurati – a cominciare dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia – alla faccia di quella che, almeno in campagna elettorale, dovrebbe essere per legge la “par condicio”.
Renzi – e lo ripeto sempre – dice d’altronde cose sacrosante e soprattutto logiche (e molto spesso condivisibili), ma il difficile sarà ora realizzare le tante e forse troppe promesse e speranze che ha suscitato negli elettori. Certo le elezioni europee sono giunte nel momento migliore della sua popolarità e per lui il difficile verrà adesso, ma se è per il bene dell’Italia “W Renzi for ever”…Vediamone però ora il valore alla prova dei fatti, tenuto conto che adesso ha tutto il tempo di dimostrarlo.
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