E’ la notte del trionfo a Nanterre, storica sede del Front National, con tutto il clan dei Le Pen riunito da meta’ pomeriggio per attendere, davanti agli schermi tv, i risultati del voto europeo. All’annuncio degli exit poll, alle 20 spaccate, la dirigenza lepenista e’ esplosa in un boato di gioia. Champagne, abbracci, commozione e lacrime: cosi’ e’ stato accolto il clamoroso risultato dell’estrema destra anti-euro, che per la prima volta nella storia si afferma come primo partito di Francia. Mentre scattavano le note della Marsigliese, davanti a oltre duecento giornalisti francesi e della stampa internazionale. Mai visti cosi’ tanti da queste parti. Tutti in attesa che arrivasse lei, Marine Le Pen, agguerrita paladina della lotta contro la casta di Parigi e Bruxelles.
"Marine! Marine! Marine!": la dama nera e’ scesa dal suo studio del primo piano una ventina di minuti dopo, tubino azzurro e tacchi a spillo con la borchia dorata, accolta dalle grida di giubilo dei militanti, scortata da un rigoroso servizio d’ordine con la spilletta ‘Onore e fedelta”. "Il popolo sovrano ha scelto di riprendere in mano il proprio destino", ha esultato lei, evocando un momento "storico" e chiedendo al presidente socialista Francois Hollande di mandare a casa il suo primo ministro Manuel Valls ("se e’ un uomo d’onore lasci il suo posto") e di procedere allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale.
Due minuti di discorso con le lacrime agli occhi, per ringraziare i francesi e tuonare, l’ennesima volta, contro i neogollisti dell’Ump e i socialisti del Ps, che hanno contribuito al "fallimento" del Paese e allo strapotere della tecnocrazia di Bruxelles. Ad ascoltarla, confuso tra la folta folla di fedelissimi, anche l’anziano padre Jean-Marie, storico fondatore del partito, pluri-condannato per derive xenofobe e razziste. Nella moderna palazzina dell’hinterland parigino, che piu’ che una sede di partito sembra uno squallido commissariato di periferia, la bandiera europea e’ stata rigorosamente bandita.
All’ingresso, solo un tricolore francese, i poster dei candidati frontisti con la scritta "Si’ alla Francia, no a Bruxelles", e la statua di Giovanna d’Arco, storica eroina della Republique. Il voto di oggi "e’ un terremoto" politico, ha esultato Jean-Marie Le Pen, accompagnato dalla moglie, Jany, che plaude al risultato della figlioccia (Marine e’ nata dalla relazione con la prima moglie, Pierette Lalanne), di cui compara "l’energia" e il "carisma" a quello di Beppe Grillo.
Mentre Louis Alliot, compagno di Marine nonche’ numero due del partito, parla con i cronisti e delinea la sua strategia per chiudere le istituzioni di Bruxelles e lavorare alla riaffermazione di un continente di nazioni autonome e sovrane. A sorprendere la stampa, nel tempio dei nazionalisti transalpini, anche un inatteso buffet a base di sushi e sashimi. Due pietanze che certo non appartengono alla tradizione gastronomica francese. Poi la corsa nella notte fino a Parigi. Dove Marine e’ attesa da una folla di militanti pronti ad acclamarla in una discoteca del centro, l’Elyse’e lounge’. Un nome che e’ tutto un programma. Viste le sue ambizioni per la corsa presidenziale del 2017.
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