Ha piu’ di sessant’anni e li dimostra tutti. Cantiere perennemente aperto, quello della costruzione europea. Sempre in bilico fra trionfo e fallimento. Nato sulle macerie della seconda guerra mondiale, il progetto di una Europa unita ha garantito al continente il piu’ lungo periodo senza guerre della sua storia. Ma la crisi economico-finanziaria ne sta mostrando le crepe. Proprio nel giorno in cui da Oslo all’Unione europea e’ stato assegnato il premio Nobel per la pace, il presidente permanente del Consiglio Europeo ha reso noto il documento che traccia la strada verso ‘una vera unione economica e monetaria’ (definizione che implicitamente sottolinea quanto quella attuale sia squilibrata e deficitaria) e dovrebbe portare l’Europa alla ‘Unione politica’ che era nel sogno dei padri fondatori. Il sogno europeo e’ nato dai francesi Robert Schuman e Jean Monnet che lanciarono l’idea di mettere in comune carbone e acciaio, le materie prime della guerra, tra i paesi che si erano combattuti nella prima meta’ del secolo. Dal discorso ideato da Monnet e pronunciato a Parigi il 9 maggio 1950 da Schuman, allora ministro degli esteri francese, si arrivo’ alla costituzione della Ceca (Comunita’ europea del Carbone e dell’acciaio nata il 18 aprile 1951 tra Francia, Germania, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda. Ma nell’albero genealogico dell’Unione i padri sono anche Altiero Spinelli, l’antifascista che nel 1941 dal confino di Ventotene scrisse il ‘Manifesto del federalismo europeo e dalle cui idee cui nacque il Parlamento europeo, il tedesco Konrad Adenauer primo Cancelliere della Germania post-bellica, Alcide De Gasperi il primo ministro italiano della ricostruzione, il socialista belga Paul-Henri Spaak, l’olandese Sicco Mansholt considerato un ‘combattente per l’Europa’ e Winston Churchill, che fu uno dei primi a parlare di ‘Stati Uniti d’Europa’.
Loro i protagonisti dei Trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 in Campidoglio per istituire la Comunita’ economica europea (Cee) e la Comunita’ europea dell’energia atomica (Euratom). Sedici anni dopo il primo allargamento, con l’ingresso di Regno Unito, Irlanda e Danimarca nel 1973. E nel 1979 la nascita del Parlamento europeo eletto direttamente e il primo embrione di moneta comune con la creazione dello Sme, il sistema monetario creato per porre argine al disordine monetario. A fine anni ’80 il tentativo di lanciare l’Unione politica e monetaria, scritte nel Trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio 1992. Vero atto di nascita della Unione Europea, che vede ufficialmente la luce il primo novembre 1993, e dell’euro che entra in circolazione il primo luglio 2002.
Anni di sogno e di speranza, quelli dopo la caduta del Muro nel 1989. Con l’Unione europea che si allarga (Austria, Svezia e Finlandia entrano nel ’95) e apre i suoi confini interni con la Convenzione di Schengen. Un futuro che sembra luminoso tanto da arrivare a immaginare una Costituzione europea, concepita nel vertice di Laeken del dicembre 2001. Una costituzione, pensata dall’ex presidente francese Giscard d’Estaing, che finisce di essere scritta nel 2003.
Ma la Costituzione e’ anche un vaso di Pandora che scoperchia i nazionalismi. Proprio mentre l’Unione europea accoglie l’est che per piu’ di 40 anni era rimasto dietro la Cortina di ferro (il primo maggio 2004 entrano Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia e Slovenia, insieme a Cipro e Malta, il primo gennaio 2007 arrivano Romania e Bulgaria), fallisce il processo di ratifica della Costituzione. A cavallo di maggio e giugno 2005 i referendum in Francia e Olanda lo bocciano. E si corre ai ripari con un Trattato di Lisbona che entra in vigore nel dicembre 2009. Ma che ora e’ gia’ vecchio.
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