Da Parigi il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, dice che ora spetta ai governi completare il lavoro della Banca centrale europea e che bisogna “approfittare di questa fase di stabilizzazione economica per continuare a progredire”. Nel frattempo lo spread fra Bund e Btp cala ulteriormente a 313 punti base, con sensibile calo rispetto alla chiusura di lunedì a quota 316. E l’Istat, oggi, pubblica una lieve accelerazione dell’inflazione, derivante dall’aumento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi dei beni (+4,2%, dal +3,9% di gennaio 2012), soltanto in parte compensato dal calo di quello dei servizi (+2,2%, dal +2,3% del mese precedente).
Sempre nel suo discorso di Parigi Mario Draghi (forse ancor più super dell’altro Mario, nel salvare l’Italia), ha detto che la lotta all’inflazione comincia ad essere la priorità per l’Eurotower, dopo le politiche monetarie espansive ed ha aggiunto che le banche devono usare l’attuale fase per rafforzare la propria solidità patrimoniale e, se necessario, trattenere gli utili anziché distribuirli agli azionisti.
Ricordiamo che la Bce, con Mario Draghi, si è infatti impegnata a offrire alle banche linee di liquidità per 36 mesi all’1%; e questi finanziamenti, per oltre 500 miliardi, sono garantiti da collaterale, con la Bce che accetta tutti i titoli sovrani, non solo italiani, ma anche greci e irlandesi e perfino mutui. Grazie a queste linee di credito, le banche hanno i profitti pressoché assicurati: possono prendere a prestito per tre anni dalla Bce all’1% e investire in titoli di stato italiani con la stessa durata al 6%, titoli che poi danno in garanzia alla Bce.
Insomma, possono guadagnare il 5% senza assumersi alcun rischio: “Il rischio di credito per le banche è pressoché nullo – ha scritto l’economista Luigi Zingales su Il Sole 24 Ore – e se, ad esempio, il Tesoro italiano dovesse dichiarare bancarotta, le banche sono insolventi in ogni caso, quindi il rischio aggiuntivo se lo prende la Bce. Un regalo davvero enorme.
Da Parigi, oggi, il presidente della Bce ha parlato anche di competitività, spiegando che quella dei paesi della zona euro "è buona ma servono degli aggiustamenti”.
All’interno dell’area euro un certo numero di paesi devono ritrovare e rafforzare la propria competitività, per il bene della loro prosperità e della stabilità della nostra unione monetaria. E fra questi, certamente l’Italia.
Ora sappiamo che gli istituti di credito possono ottenere liquidità anche dalle loro banche nazionali offrendo a garanzia quei prestiti nel loro bilancio che non sono accettati nelle operazioni con Francoforte. Ciò significa, come ha spiegato l’economista Lucrezia Reichlin, docente alla London School of Economics, già capo economista della Bce e adesso nel Consiglio di amministrazione di Unicredit, sul Corriere, che vi è di fatto “un ulteriore allentamento della qualità delle garanzie. Inoltre, qualora il rischio su queste operazioni si materializzasse, le perdite sarebbero imputate alla Banca centrale del Paese dell’istituto di credito (e quindi al suo Tesoro) e non condivise dall’Eurosistema.
Davvero un grosso rischio per aiutare le banche che dovrebbero sostenere le imprese. Si vedrà se la scommessa riuscirà, ma, di certo, a gioire al momento sono soprattutto le banche, stati ed imprese per ora sono solo “in attesa”.
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