Era una finale. L’abbiamo vinta. E questa volta – ne prendo atto volentieri – da gransignori. Senza gherminelle catenacciare. Anzi osando l’inosabile fin dal primo minuto, come se davanti non ci fosse la Spagna data vittoriosa da tutti. Vinca il migliore? Finalmente ha vinto un’Italia fra le piu’ belle: non piu’ umile ma gagliarda, non piu’ prudente ma azzardosa, senza complessi, anzi smaniosa di far brillare al St.Denis una classe superiore non con gli imbucati dell’Europeo ma con i titolari dell’ultima vittoria continentale.
Grazie Conte. Grazie ragazzi d’oro. Grazie a voi l’incubo Spagna si e’ dileguato, alla faccia dell’intero mondo che ci dava spacciati per quella brutta partita con l’Irlanda. Ma avevo visto bene: quella sera Conte ha schierato una Nazionale mascherata, e gli avversari (fuorviati dai critici imbalsamati su idee vecchie e evanescenti come il tikitaka) ci son cascati come polli, proprio come i belgi che ci guardavano dall’alto in basso. Conte ha potuto osare una esibizione di grande personalita’, un assalto continuo e assillante, perche’ le tre partite giocate gli hanno confermato di avere una squadra che al momento giusto ha dimesso la tuta operaia per indossare toga e tocco: Maestri Italiani, a cominciare dal grande Buffon che ha diretto non solo il favoloso Trio Dinamite con cui gioca tutto l’anno e dato cuore a tutti i compagni, Pelle’ e De Sciglio e De Rossi in testa, ma e’ riuscito a intercettare almeno tre palle proibite, perche’ davanti non avevamo – come qualcuno gia’ sentenzia – un’illustre Senora Bollita ma un gruppo di grandi firme cui abbiamo impedito con le armi del gioco di scrivere un’altra storia gloriosa.
Non si e’ sentito che parlare di Iniesta, nella lunga vigilia spesso resa angosciosa da torme di pessimisti a fronte dei quali abbiamo speso decine di gesti apotropaici. Ora m’aspetto – non per irriderlo – che annunci l’addio alle Furie Rosse. Come Messi l’altra sera, dopo l’ennesima sconfitta della sua Argentina. Sono campionissimi ma non sono inseriti in una squadra, non si giovano di un collettivo appassionato e elettrico come quello plasmato da Conte: le scene finali raccontano di ragazzi che del volersi bene, dell’affiatamento amicale han fatto un modulo di gioco.
Ora ci tocca la Germania, un’altra finale con una signora avversaria che ci soffre da una vita piu’ di quanto noi abbiamo sofferto la Spagna. Antonio lavorera’ sereno, perche’ di chi continua a pungerlo se ne infischia: a mia memoria, non e’ mai capitato che un CT della Nazionale la guidasse in un torneo cosi’ importante avendola gia’ lasciata per una nuova avventura. Vuole arrivare a Londra da conquistatore, il nostro tecnico. E ha gia’ fatto abbastanza per meritarsi l’affetto e l’ammirazione degli italiani choccati dal Brexit.
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