L‘interrogativo resta lo stesso: è stato un bene per l’Italia aderire, subito, alla moneta unica europea? Premesso che non abbiamo nessuna nostalgia per la Lira, confermiamo che non sia stato errato entrare, senza indugio, in Euro Zona. Magari sarebbe stato opportuno negoziare meglio il rapporto di conversione tra la lira e la moneta unica. Uscirne apparirebbe, invece, disastroso e oggettivamente improponibile. Il caso Grecia conforta la nostra posizione. Anche perché l’evento andrebbe a indebolire la competitività commerciale dell’UE.
Nell’ipotetico, ci sarebbe da rinegoziare la conversione Euro/ Lira; favorendo l’innesco di un procedimento inflativo drammatico. Con un aumento esponenziale dei debiti e una rilevante riduzione dei nostri crediti. Con evidenti difficoltà d’importare materie prime delle quali siamo, da sempre, carenti. Le esportazioni aumenterebbero ma, facendo i conti, non andrebbero a compensare l’importazione dei prodotti essenziali per essere lavorati.
Neppure, poi, congetturare un corso legale di un Euro di classe”A” e “B”. I riscontri economici, dentro e fuori l’UE, sarebbero sfavorevoli. Con la conseguente ghettizzazione degli scambi principalmente tra i Paesi con l’Euro inflazionato (tipo B) e condizionati dall’economia di quelli con l’Euro”A”.
Non siamo, per la carità, economisti, ma, per eludere problemi, sarebbe utile curare la nostra espansione economica verso i mercati extraeuropei; principalmente asiatici. In modo che il loro sistema produttivo, in costante sviluppo, s’indirizzi verso l’Euro Zona, uscendo da quella del Dollaro USA che ancora resta la valuta più apprezzata per gli scambi internazionali.
Una strada possibile che, però, sembra non essere rilevata dai Paesi UE con un’economia già in espansione. Cominciando dalla Germania. In UE, solo la Gran Bretagna, pur se a pieno titolo nell’Unione, ha mantenuto la Sterlina per i suoi scambi interni e internazionali. Non solo. Il suo valore resta sempre superiore a quello dell’Euro. Del resto, la presenza del Regno Unito in UE, anche se fuori dell’Euro Zona, ne ha favorito gli scambi con i Paesi anglofoni. Pur nel rispetto della direttiva Comunitaria.
Tuttavia, non è neppure attendibile il raffronto dei prezzi di generi d’ampio consumo tra i vari Stati dell’ Euro Zona. Basta, infatti, ricordare che non è il valore intrinseco dell’Euro che cambia tra Stato e Stato, ma la maggiore disponibilità valutaria che da noi, purtroppo, resta limitata e determina, pur se non a livello ellenico, la riduzione dei consumi e una limitata liquidità.
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