Il campionato europeo sta proponendo molte partite che si prolungano fino ai tempi supplementari e, successivamente, ai calci di rigore. Per me è una regola crudele e ingiusta. Chi ha giocato al calcio sa bene quanta amarezza possa lasciare una sconfitta subita in questo modo. E spesso succede che, per un rigore indovinato, la vittoria vada a premiare la squadra meno brillante, la più fortunata. Che cosa fare?
Per le partite di finale, quelle decisive per vincere una coppa o un torneo, consiglierei – intanto – di ripristinare, in caso di pareggio, la ripetizione della partita, come si faceva qualche decina di anni fa. L’evento sarebbe molto positivo per lo spettacolo, per i tifosi, per le televisioni. Da escludere, invece, il sorteggio, metodo ancor più bizzarro.
Per tutte le altre partite (e per la ripetizione di una finalissima, in caso di nuovo pareggio) suggerirei un metodo simile a quello della boxe: una giuria che decida la vittoria ai punti, facendo la somma di alcuni valori importanti ormai registrati tecnologicamente minuto per minuto: il possesso palla, i tiri in porta, i falli commessi, le ammonizioni, le espulsioni.
Da eliminare i tempi supplementari, in modo che le due squadre diano il meglio, nei novanta minuti. Per ragioni di spettacolo, si potrebbero anche tirare i rigori, ma senza assegnare a questa sfida un valore, un punteggio, decisivo. Importante è la buona ragione di dare il successo alla squadra più meritevole: del resto più o meno così si fa, per determinare la classifica del campionato.
Adoro il Portogallo, mi piacciono i portoghesi. Ma vi sembra giusto che nel campionato europeo in corso la squadra portoghese arrivi alle semifinali senza aver vinto una partita, dopo quattro pareggi (di cui tre, se non sbaglio, determinati dai calci di rigore?). Cito il Portogallo come esempio, ma la stessa riflessione vale per qualsiasi altra squadra, nella medesima situazione.
“A vincere senza pericolo, si trionfa senza gloria” (Pierre Corneille, “Il Cid”, 1636): quattrocento anni fa. E i rigori non sono un pericolo, ma una sentenza arbitraria. Aggiungo che i tempi supplementari vengono, spesso, giocati con rilassatezza perché tutti gli atleti preferiscono giocarsela ai rigori anziché rischiare di essere eliminati per demerito, per un gol subìto negli ultimi minuti. Si tratta dunque anche di elevare la qualità del gioco e dello spettacolo. E per ultimo vi ricordo una bella battuta tratta dal cinema: “Si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini” (Tony D’Amato – Al Pacino, in “Ogni maledetta domenica”, 1999).
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