I quattro difensori di Hodgson hanno studiato come muoversi in ogni minimo dettaglio. Gerrard e Parker devono costruire e far correre gli esterni. Gli attaccanti devono solamente far gol. La filosofia calcistica di Roy Hodgson e’ molto semplice. Non che sia sciatta: attorno al campo di allenamento c’e’ una batteria di analisti che con computer e tablet studiano e calcolano, ristudiano e ricalcolano. Ma alla fine secondo Hodgson il calcio non e’ una cosa difficile. Bisogna, nell’ordine, correre, non prendere gol, segnarne almeno uno in piu’ degli altri.
A due giorni dalla partita con l’Italia l’obiettivo del vecchio tecnico inglese che e’ alla guida della nazionale da un mese e mezzo e’ mantenere un clima positivo. Le sedute di allenamento non sono durissime e nell’Inghilterra comincia a diffondersi la convinzione di potercela fare. D’altronde dalle dimissioni di Capello ne sono successe di tutti i colori: infortuni e polemiche avevano ammantato la squadra di scetticismo. Poi sono arrivati il gioco, i risultati e anche una certa dose di fortuna, col gol negato all’Ucraina nell’ultima partita. ‘Lady luck’, la Signora Fortuna, adesso gli inglesi cominciano a sentirsela amica.
Rispetto alla partita con l’Ucraina Hodgson dovrebbe cambiare poco o niente. ‘Faremo una partita difensiva – ha spiegato Glen Johnson, terzino del Liverpool e della nazionale – le critiche di chi ci accusa di fare un gioco troppo difensivo non ci interessano. Io ho sempre sostenuto che noi siamo in grado di battere chiunque’.
Poche soluzioni tattiche nella seduta mattutina di allenamento. Il tecnico inglese non cambiera’ il suo credo tattico nel 4-4-2. Per il resto la squadra ha lavorato sul campo di Nowa Huta, quartiere costruito di sana pianta dall’Unione Sovietica alla periferia di Cracovia negli anni Cinquanta attorno ad una delle piu’ grandi acciaierie d’Europa per impiantarci un utopistico progetto di perfetta societa’ comunista. E’ diventato poi una delle roccaforti di Solidarnosc.
E in questa parentesi di Euro 2012 e’ la base tattica della nazionale inglese forse meno forte tecnicamente, ma piu’ concreta degli ultimi anni. Grazie anche al clima portato dal suo allenatore, giramondo della panchina eppure profondamente inglese.
A un certo punto Roy Hodgson interrompe l’allenamento e chiama i giocatori a centrocampo: ‘la conoscete la favola dello scorpione e della rana?’. Gerrard e compagni si guardano stupefatti. Hodgson prosegue tranquillo con i suoi modi da gentiluomo di campagna e quel leggero difetto di pronuncia per il quale c’e’ chi lo prende un po’ in giro. ‘Uno scorpione non sa nuotare e chiede a una rana di accompagnarlo al di la’ del fiume. La rana non vuole perche’ sa che lo scorpione la pungera’. Lo scorpione le spiega che se la pungera’ annegheranno entrambi. Quando sono a meta’ della traversata la rana sente un dolore nella schiena. Lo scorpione l’ha punta. ‘Perche’?’ Chiede la rana. ‘Sono uno scorpione, e’ la mia natura?”. I giocatori sono sempre piu’ increduli. ‘Ma che significa, mister?’ Chiede qualcuno. Hodgson risponde solo con un sorriso. Significa che nel calcio, come nella vita, alla fine si finisce sempre per essere se stessi, far finta e’ inutile. Per preparare una sfida come quella contro l’Italia c’e’ poco da inventare. Bisogna giocare come si sa, anzi giocare come si e’. E’ questo che alla fine conta davvero. E’ soltanto questo, secondo il vecchio Roy, che serve davvero per rimandare a casa gli azzurri.
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