“Entro i confini la destra si ricompatta e recupera consensi percentuali e parlamentari, i grillini aumentano anche loro percentuali e parlamentari e il Partito Democratico perde consensi, parlamentari e pezzi di gruppo dirigente. All’estero succede la stessa cosa: la destra ricompattata guadagna consenso e quattro parlamentari; il Movimento cinque stelle raddoppia i propri voti; il Partito Democratico perde due senatori, pezzi importanti di gruppo dirigente e in nessuna ripartizione riesce a costruire una coalizione, nemmeno riproducendo una parvenza di quella in Patria. Sarebbe infatti bastato che in Nord America ci fossimo alleati con Bonino e in Sud America con Lorenzin o LeU (cosa possibile con un po’ altruismo, volontà e buonsenso) e avremmo preso entrambi i senatori. Quindi la tendenza all’estero è identica a quella entro i confini”. E’ l’analisi che Eugenio Marino, già responsabile del Pd nel mondo, fa durante una intervista con l’agenzia 9 Colonne.
Il Pd oltre confine risulta sì il primo partito, ma – sottolinea Marino – “anche all’estero ha perso (o congelato) pezzi importanti nel gruppo dirigente e nella società, nell’associazionismo e nel tessuto sociale e culturale, nella struttura organizzativa. E sarebbe un errore grave, gravissimo, guardare al risultato positivo di qualche singolo parlamentare o singolo territorio e fare spallucce, consolandoci col fatto che reggiamo meglio e siamo ancora il primo partito”.
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Il dirigente Pd ribadisce: “Abbiamo perso due senatori, molto entusiasmo e, cosa davvero più grave, abbiamo rotto un tessuto politico, sociale e culturale che va ricomposto. Cosa che richiederà uno sforzo enorme, perché sono saltati rapporti umani oltre che politici. E quando si toccano le sensibilità delle persone, quando si annullano le biografie, quando si umiliano storie, per ricostruire serve sensibilità umana oltre che politica, conoscenza profonda delle vicende e generosità politica. Servirà quindi recuperare chi si è fermato o è andato via, perché quella gente, che tanto ha dato al PD con passione, non è la causa della malattia del PD, ma il sintomo”.