Il maxi-processo Eternit si faccia in Corte d’Assise. Ecco la mossa del cavallo degli avvocati di Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero condannato a sedici anni di carcere, insieme al barone belga Louis De Cartier, per il disastro provocato dagli stabilimenti della multinazionale di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
Il colpo a sorpresa, sul filo del paradosso giuridico, e’ contenuto nello sterminato ricorso in appello, un documento di 643 pagine che non risparmia attacchi al Governo italiano, al ministro Renato Balduzzi e ai giornali colpevoli di avere ‘ampiamente superato i limiti di una informazione neutrale e ispirata a principi di obiettivita”. Se l’argomento (uno dei tanti) sollevato dal professor Astolfo Di Amato e dall’avvocato Guido Carlo Alleva venisse accolto dalla Corte d’Appello, la sentenza del Tribunale di Torino verrebbe annullata e, nella migliore delle ipotesi, il complicatissimo dibattimento, che riguarda oltre duemila morti da amianto e che ha richiesto 66 udienze e l’audizione di un centinaio di testimoni, verrebbe assegnato a una Corte d’Assise – composta da giudici togati e popolari – per ricominciare da capo. Tutto ruota attorno a uno dei reati: l’omissione volontaria di cautele. Il Tribunale, durante una delle numerose schermaglie in punta di diritto con la difesa, lo ha interpretato in un modo tale che, spiega adesso lo staff di Schmidheiny, avrebbe dovuto proclamare subito lo stop: il Codice di procedura dice che se da un delitto volontario deriva la morte di una o piu’ persone, e’ competente la Corte d’Assise. Ma il lavoro del Tribunale di Torino non ha soddisfatto gli avvocati: i giudici – affermano – hanno affrontato la causa ‘in modo preconcetto’, senza lasciare spazio alle difese e mettendo in secondo piano gli indizi che smentivano le accuse.
Poi e’ stato violato il principio della presunzione di innocenza: fra le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che vengono citate c’e’ quella del 5 dicembre 2002 relativa alla causa ‘Craxi contro l’Italia’, dove si dice che ‘una virulenta campagna di stampa e’ suscettibile di nuocere all’equita’ del processo’. Quanto a Balduzzi, si cita un episodio del dicembre del 2011, quando il Ministro della salute invito’ il sindaco di Casale Monferrato a rivedere la decisione di accettare il risarcimento milionario proposto da Schmidheiny. ‘Un organo di Governo – si legge – e’ intervenuto dando un esplicito segnale di affermazione della responsabilita’ dell’imputato addirittura nell’esercizio delle sue funzioni’.
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