Gli ultimi conti di Esselunga, prima della scomparsa di Bernardo Caprotti, descrivono un gruppo in ottimo stato di salute. Nel primo semestre le vendite sono cresciute del 4,1% a 3.760,5 milioni, in un mercato italiano che permane debole, mentre l’utile netto e’ passato da 169 milioni a 182 milioni (+7,7%). Buoni segnali anche dal punto di vista finanziario con l’indebitamento ridotto a 99,7 milioni (116,5 al fine dicembre 2015) a fronte di investimenti che hanno raggiunto i 206 milioni. Sono cresciuti i consumatori che vanno a far la spesa nei supermercati della catena (+5,3% i clienti totali) e, grazie anche alle nuove aperture di punti vendita, i dipendenti: sono 22.618, vale a dire 688 in piu’ rispetto allo prima meta’ dell’anno passato.
A maggio poi e’ stato firmato il contratto di acquisto del ramo d’azienda di Ospitaletto dall’acciaieria Stefana, in concordato preventivo, dove Esselunga realizzera’ il suo quarto polo logistico. E’ una riunione dedicata ai conti, quella del Cda di Esselunga, e la semestrale finisce anche all’attenzione del board di Supermarkets Italiani, la holding di controllo presieduta da Piergaetano Marchetti, nominato presidente ai primi di ottobre al posto di Caprotti scomparso il 30 settembre, in un consiglio che era servito inoltre a congelare il processo di vendita del gruppo. In standby sono rimaste le offerte dei fondi, vagliate dall’advisor Citigroup, mentre l’attenzione di Esselunga, in questa ultima fase dell’anno dominata dallo shopping natalizio, resta tutta sulla gestione ordinaria. Bisognera’ attendere un po’ per riaprire il capitolo cessione, anche se le banche d’affari sono gia’ in movimento per proporre il dossier a investitori finanziari e a gruppi del settore.
Da una parte c’e’ la spinta a vendere a un gruppo estero, come Ahold, espressa nel testamento dal fondatore che ha lasciato in mano alla moglie e alla figlia Marina il 70% della Supermakets, quota che permette di far passare un’operazione straordinaria. Dall’altra c’e’ da valutare tutti gli aspetti legati ai rapporti coi soci di minoranza, i figli di primo letto Giuseppe e Violetta cui il padre, dopo uno scontro durato anni, ha assegnato il 30% del capitale.
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