L’endometriosi è una condizione ginecologica comune che si verifica nelle donne in età fertile. E’ al momento incurabile ma gestibile, che si verifica quando lo strato di mucosa (endometrio) normalmente presente all’interno dell’utero è presente anche in altre aree del corpo.
Mentre il tessuto continua ad addensarsi, rompersi, rispondere agli ormoni del ciclo mestruale con conseguente sanguinamento, l’endometriosi si forma in profondità all’interno del corpo. In tal modo si formano tessuto cicatriziale e aderenze, che possono causare addirittura la fusione di organi e alterazioni anatomiche.
Daria Argentin di HEALTHSPlRING raccomanda un’alimentazione ricca di fibre ed oli essenziali, principalmente vegetariana. Se il sangue intrappolato formasse delle cisti un aiuto giunge dall’alga spirulina, per le sue proprietà immunostimolanti e la ricchezza in sali minerali e oligoelementi. Per combattere l’infiammazione dei tessuti si usa il Ribes nero insieme alla Rosa canina, ma ancora più efficace l’olio di CBD.
Si stima che in Italia l’endometriosi colpisca dal 10 al 15% delle donne in età fertile e fra il 30 e il 50% di quelle infertili o che hanno problemi del concepimento, con la massima concentrazione fra i 25 e i 35 anni. Ma dagli Stati Uniti arrivano notizie incoraggianti per un approccio interventistico innovativo.
Sotto la guida di Oleh Taratula dell’Oregon State University e Ov Slayden dell’Oregon National Primate Research Center dell’Oregon Health & Science University, i ricercatori hanno sviluppato un trattamento accurato basato sulle nanotecnologie per mitigare i problemi di dolore e fertilità associati all’endometriosi.
Il report pubblicato dalla rivista “Small” documenta l’utilizzo di nanoparticelle foto-sensibili caricate con coloranti per agevolare l’individuazione, e la conseguente rimozione, delle lesioni connesse con il disturbo. In pratica hanno usato dei materiali polimerici con una dimensione minore di 100 miliardesimi di metro, combinati con un colorante capace di produrre sia calore per uccidere le cellule sia un segnale di fluorescenza sotto luce a infrarossi.
Al momento questa tecnica è stata sperimentata sugli animali con successo, ma i medici sono assolutamente fiduciosi sull’esito in sperimentazione sull’uomo. L’approccio con il materiale polimerico può essere utilizzato come metodo di rimozione della lesione, con ablazione fototermica, e anche come strumento di imaging. La rimozione chirurgica delle lesioni in molti casi è l’unica soluzione efficace, ma queste riappaiono per circa la metà dei pazienti e oltre un quarto necessita di tre o più operazioni, a causa della difficoltà di identificare tutto il tessuto malato su cui intervenire.
Per rispondere a questa esigenza le nanoparticelle caricate con colorante, una volta iniettate nel corpo, diventano fluorescenti evidenziando la posizione delle lesioni e da qui l’esposizione ad infrarossi ne fa aumentare la temperatura per bruciare i tessuti incriminati. La grossa sfida è stata quella di trovare il giusto tipo di nanoparticelle, che possono accumularsi nelle lesioni endometriosiche senza effetti tossici sul corpo.
Una soluzione che potrebbe apportare grossi giovamenti alla qualità della vita femminile, anche per vivere più serenamente la sessualità in aumento dopo la quarantena.