L’agente responsabile della meningite è un batterio denominato Neisseria Meningitidis, detto anche Meningococco. La trasmissione avviene attraverso goccioline nasali e faringee di persone infette o portatori. Il periodo d’incubazione è in media di 3-4 giorni. La fascia d’età in assoluto più colpita è quella al di sotto di cinque anni d’età, ma anche quella degli adolescenti e i giovani fino ai 25 anni di età.
I sintomi di meningite sono comparsa improvvisa di febbre, mal di testa e rigidità del collo, spesso accompagnata da altri sintomi, quali nausea, vomito, fotofobia (sensibilità dell’occhio alla luce) e stato mentale alterato.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i tassi più alti di focolai di meningite si registrano nell’area che comprende i Paesi dell’Africa sub sahariana, dal Senegal all’Etiopia. In questa zona, dove vivono circa 300 milioni di persone, la malattia è endemica e la stagione secca favorisce la diffusione della malattia. Tale ceppo di meningococco A è responsabile di circa l’80-85% di tutti i casi conclamati.
Basti pensare che nel 1996 nella fascia africana presa in considerazione si è verificata la più grave epidemia di meningite mai registrata, con circa 250.000 casi e 25.000 morti in Niger, Nigeria, Burkina Faso, Ciad, Mali e altri Paesi limitrofi.
Nei paesi ad alto reddito e a clima temperato il numero di casi di meningite è piuttosto sporadico, e la recrudescenza dei casi attuali non può non essere legata, almeno come ipotesi, all’ondata di clandestini non controllati che sfuggono alle autorità e di cui non conosciamo la storia clinica.
Negli ultimi dieci anni, l’introduzione in molti Paesi europei della vaccinazione di massa contro il ceppo C della malattia meningococcica ha ridotto significativamente il numero dei casi, tuttavia sembra che ora ci sia una recrudescenza e la presenza di decine di migliaia di clandestini potrebbe essere un rischio. Ma perché il governo tace?
Il sierogruppo C, dopo un rapido aumento tra il 2000 e il 2005 (nel 2004 e 2005 è risultato prevalente rispetto al sierotipo B), ha visto una significativa riduzione dei casi fino al 2006, presumibilmente per l’incremento dell’offerta vaccinale specifica. I ceppi B e C rimangono a oggi i prevalenti e negli ultimi anni si osserva un aumento del primo e una parallela diminuzione del secondo.
Il vaccino tetravalente A-C-W135-Y è da tempo raccomandato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i sierotipi di meningococco contenuti nel vaccino (es. nella zona dell’Africa sub-sahariana e per i pellegrinaggi alla Mecca), ma è utile anche in Italia perché questi ceppi hanno iniziato a circolare anche nel nostro paese e sarebbe ipocrita affermare il contrario. Allertare in modo chiaro la popolazione non creerebbe allarmismo, ma almeno spingerebbe i più a vaccinarsi in modo preventivo.
Un vaccino quadrivalente coniugato contro i ceppi A, C, Y, W135 è utilizzato anche per vaccinare coloro che si recano in aree del mondo come il Niger o il Senegal e altri paesi sopra citati, in cui esistono epidemie endemiche di questa malattia di cui chi di dovere non informa in modo adeguato.
Il ceppo C, forse il più temuto sembra essere incredibilmente preso sotto gamba dal Ministero della salute, che dovrebbe quanto meno provvedere a mettere in quarantena in via cautelativa coloro i quali arrivano da paesi a rischio, ignorando l’insistenza del ceppo C, responsabile dell’incubo epidemico in Toscana.
Se questo è l’approccio della nostra sanità pubblica, il grafico dei casi e purtroppo soprattutto di quelli mortali è destinato a salire ancora, poiché l’80% del flusso di clandestini irregolari in arrivo in Italia ha origine proprio dalla cintura della meningite endemica e ha proporzioni mastodontiche.
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