Papa Francesco torna a toccare il tema dell’immigrazione. Lo fa durante un discorso pronunciato davanti al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano. Il Santo Padre è ancora una volta dalla parte dei più deboli, di chi ogni giorno affronta "la ricerca, talvolta disperata, di un luogo dove vivere in pace e con dignità".
E’ un discorso molto politico quello del Pontefice. Di più: un vero e proprio accorato appello a dare ascolto alla voce di "migliaia di persone che piangono in fuga da guerre orribili, da persecuzioni e violazioni dei diritti umani, da instabilità politica o sociale, che rendono spesso impossibile la vita in patria". L’ennesimo appello contro "il traffico di persone, che mercifica gli esseri umani, specialmente i più deboli e indifesi", senza lasciarci "assuefare da queste situazioni di povertà e di bisogno, ai drammi di tante persone e farle diventare normalità".
"Gran parte delle cause delle migrazioni si potevano affrontare già da tempo", ma non è mai troppo tardi. Nello specifico, secondo il Pontefice occorre "stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza". Da un lato "aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza" e dall’altro "favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali".
Si può fare tanto, è l’appello del Papa, ma è importante che "le Nazioni, in prima linea nell’affrontare l’attuale emergenza, non siano lasciate sole", ed è altrettanto indispensabile "avviare un dialogo franco e rispettoso tra tutti i Paesi coinvolti nel problema – di provenienza, di transito o di accoglienza – affinché, con una maggiore audacia creativa, si ricerchino soluzioni nuove e sostenibili. Non si possono, infatti, pensare nell’attuale congiuntura soluzioni perseguite in modo individualistico dai singoli Stati, poiché le conseguenze delle scelte di ciascuno ricadono inevitabilmente sull’intera Comunità internazionale".
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