Signor Presidente della Repubblica,
mi duole amaramente scrivere la presente ma la rabbia, l’insoddisfazione e la vergogna che provo nell’essere italiano sono grandi e, pertanto, nessuno dovrà pensare che il mio sia un atto di sciacallaggio.
Lunedì scorso è morto in un clinica svizzera Dj Fabo, la cui storia tutti ormai conoscono per cui è superfluo rammentarla. Quello che invece c’è da sottolineare è che questa persona, ormai non più capace di sopportare lo stato in cui un tragico incidente lo aveva ridotto (cieco, paralizzato, pieno di dolori etc, etc), per porre fine ai suoi giorni sia dovuto ricorrere ad una struttura svizzera e, l’amico che lo ha accompagnato rischi la galera.
Dai media si apprende che Dj Fabo le abbia tentate tutte per uscire da quella “gabbia di dolore”, che abbia scritto anche a Lei, ma ad ogni sua iniziativa è seguito l’istituzionale silenzio e l’istituzionale indifferenza. Praticamente è stato lasciato solo, messo in disparte come un inutile fardello. Anche il mondo cattolico, tramite Avvenire, ha dovuto tuonare con “non ha vinto la libertà, ha vinto la morte”; poteva almeno osservare un attimo di silenzio e/o di pentimento in quanto le eccelse menti non hanno capito che ha vinto l’UOMO che, almeno loro lo affermano, è fatto di “immagine e somiglianza a Dio”.
Questa triste storia mi fa ritornare in mente la morte di Eluana Englaro avvenuta il 9/2/09. Eluana morì nell’indifferenza delle istituzioni il “sommo Capo” delle quali definì la sua situazione non urgente, nell’ipocrisia del gioco politico, dove la magistratura ebbe un ruolo non edificante e, soprattutto, la solitudine nei quali trascorse gli ultimi minuti della sua vita, lontana da TUTTI , con la compagnia di un peluche. La sua morte, rammento che la ragazza già da giorni non era più alimentata ed idratata, venne annunciata al personale di servizio dal suono di un campanello. E’ pur vero che per una poltrona e per uno sgabello i politici, oltre a cambiare casacca, sono pronti a faide ed altro, ma che almeno cerchino di non uscire dai canoni della civiltà e di non considerare i malati, specialmente quelli terminali, semplici parassiti o tutt’al più oggetto di scambio di voti. Come già detto, mi vergogno di essere italiano, o almeno delle istituzioni e dei politicanti attuali, tutta roba che farebbe venire l’orticaria alla più sperduta tribù amazzonica e chi lo dice non è un estremista, ma un Ufficiale che ha servito il paese per decenni, fino a quando motivi famigliari gli hanno impedito di proseguire.
Ho il grande onore ed orgoglio di aver avuto un padre che si arruolò come ufficiale volontario nella seconda guerra mondiale e che nel vergognoso 8 settembre non rinnegò il suo giuramento e si arruolò nella R.S.I. Per questo suo atto di onestà alla fine della guerra fu anche cacciato dalla fabbrica d’Armi di Terni. Ebbene, Signor Presidente, questo è il paese che hanno costruito i “vincitori” o meglio i vincitori delle poltrone: un paese allo sbando, con nessuna sicurezza per il futuro, con sperperi immani, con istituzioni che sono degli inefficienti scatoloni atti solo allo sperpero, con scandali pressoché quotidiani, ove tutto si fa per non intaccare, casomai rafforzare, i privilegi delle istituzioni, dei politici, dei magistrati, dei banchieri ed ora, da qualche anno, degli “ospiti” che vengono da altre nazioni senza alcun invito, ma con un’infinità di pretese, in quanto loro sono utili per chi ci deve guadagnare.
Discussione su questo articolo