Com’è noto, il governo Monti ha deciso di ridurre il numero delle Province, accorpando alcune di esse alle altre. I parametri scelti sono quelli del numero di abitanti e dell’estensione. Saranno soppresse le Province con un numero di abitanti inferiore a 350.000 e con un’estensione inferiore a 3.000 chilometri quadrati. Io penso che ciò possa portare molti problemi.
Certo, riducendo le Province, si riducono le assemblee elettive e tutte le spese ad esse afferenti, ma ci sarebbe il rischio di una grande confusione a livello burocratico e non solo. Infatti, è noto che qui in Italia è difficile licenziare e nel caso dei burocrati è quasi impossibile. Normalmente, quando scompare un ente (qual è una Provincia), dovrebbero scomparire anche i suoi burocrati. Purtroppo, qui in Italia (tra i compromessi con i sindacati e tutte le pecche di questo vecchio sistema) questa cosa non è possibile. Ricollocare i burocrati della Provincia soppressa non è facile, anche per la crisi che c’è. Questo diventerà un problema.
Io penso che ci saranno molti ricorsi alla magistratura. So per certo queste cose, abitando in una delle Province che saranno abolite, quella di Mantova. La Provincia di Mantova, infatti, sparirà e potrebbe essere accorpata a quella di Brescia o a quella di Cremona. Quest’ultima eventualità è più probabile. Tra l’altro, è già stato annunciato che entro la fine dell’anno la Provincia di Mantova sarà prima commissariata e poi soppressa.
Ora, faccio notare un’altra cosa. La Provincia di Mantova, come altre, ha eletto il suo presidente del 2011. Ora, è noto che elezioni costino. Quindi, di fatto, sono stati buttati via dei soldi per eleggere i presidenti di quelle Province che domani non ci saranno più. Inoltre, ci sono i problemi geopolitici. La Provincia di Mantova è un caso paradigmatico. Essa, infatti, è una Provincia periferica della Lombardia. Confina con due Province lombarde (Brescia e Cremona), due venete (Verona e Rovigo) e quattro emiliane (Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara). Ora, se la Provincia di Mantova dovesse essere unita a quella di Cremona, ci sarebbe il rischio di veri e propri distacchi di interi Comuni, un po’ com’è avvenuto nell’Alta Valmarecchia, in cui sette Comuni marchigiani (Talamello, San Leo, Casteldelci, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Novafeltria e Maiolo) sono passati all’Emilia Romagna (nel 2009), dopo un referendum del 2006. Ora, nella Provincia di Mantova potrebbe accadere la stessa cosa.
Per esempio, i Comuni del nord (come Asola, Castelgoffredo e Castiglione delle Stiviere) potrebbero passare a Brescia. I Comuni vicini al Veronese, come Monzambano, Castel d’Ario e Villimpenta potrebbero passare alla Provincia di Verona, e quindi alla Regione Veneto. I Comuni dell’Oltrepò (come Pegognaga e Gonzaga) potrebbero passare all’Emilia-Romagna. Il rischio è che (di fatto) Cremona si annetta una Mantova depotenziata e che quindi tutte le funzioni di capoluogo passino alla città del Torrazzo. Ora, ciò che creerebbe dei problemi.
Per esempio, per un cittadino che abita nel Comune di Roncoferraro o in quello di Sustinente non sarebbe molto comodo andare a Cremona per raggiungere il tribunale. Ci potrebbero essere altre situazioni difficili. Io penso che sarebbe stato giusto portare avanti la riforma proposta dall’onorevole Renato Brunetta, Ministro della Funzione Pubblica del governo del presidente Berlusconi. Questa riforma avrebbe previsto l’accorpamento della carica del presidente della Provincia con quella del Sindaco del suo capoluogo e l’organo di governo della Provincia sarebbe stato composto dagli altri Sindaci dei suoi Comuni. Alcune funzioni delle Province sarebbero passate alle Regioni. Una riforma di questo tipo (forse) avrebbe evitato il rischio di una grande confusione.
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