“Cucuta e Maicao, porte d’ingresso per la Colombia, sono state prese d’assalto dagli ultimi venezuelani che ormai non hanno piu’ nulla da perdere”: lo riferisce all’agenzia ‘Dire’ Silvio Mellara, giornalista italiano a Bogota’, a due giorni delle elezioni in Venezuela. Ieri a Caracas l’ultima promessa di Nicolas Maduro, presidente contestato ma comunque favorito nel voto di domenica.
“Voglio convocare una giornata di dialogo nazionale per un accordo di ripresa e crescita economica” ha detto il capo di Stato, al potere dalla morte di Hugo Chavez, il leader della “rivoluzione bolivariana”.
Un’esperienza politica, questa, che oggi sarebbe in crisi. “In Venezuela non c’e’ cibo, ne’ medicinali e le violenze delle squadre civili armate dal governo sono all’ordine del giorno” dice Mellara. “Si stima che piu’ di 600mila venezuelani hanno lasciato il loro Paese arrivando in Colombia: l’impatto di questa migrazione si e’ fatto sentire sia per le condizioni igienico-sanitarie delle zone di frontiera che per le disparita’ sociali che si stanno creando”.
Secondo Mellara, “chi si ferma a parlare, pochi per la verita’ perche’ la voglia di andare lontano senza fermarsi mai e’ altissima, attacca duramente la politica di Maduro che ha portato allo stremo un Paese ricco di petrolio, dove le grandi aziende internazionali facevano a gara per aprire stabilimenti”.
L’approssimarsi del voto venezuelano si e’ accompagnato a un aumento delle tensioni anche in Colombia. Nei giorni scorsi le autorita’ di Bogota’ avrebbero sequestrato colombiane oltre 25mila scatole di cibo andato a male, che sarebbero state destinate a venezuelani a basso reddito. Secondo Juan Manuel Santos, presidente colombiano in scadenza di mandato, le confezioni facevano parte di un programma di Caracas che tendeva a influenzare il voto.
“Dietro a questa operazione – sottolinea Mellara – le autorita’ colombiane hanno affermato di aver identificato piu’ di 20 societa’ coinvolte nella distribuzione alimentare che hanno legami con il riciclaggio di denaro sporco e i narcotrafficanti”.
Secondo il giornalista, anche gli alleati storici di Maduro, Cuba e Bolivia su tutti, rimangono silenti di fronte all’eventualita’ di altri sei anni di mandato. “Nel mondo dello sport l’unico sostenitore fervente del presidente rimane Diego Armando Maradona” dice Mellara: “E’ salito sul palco per la chiusura della campagna elettorale di un Paese sull’orlo del precipizio”.