Daniel Taddone è coordinatore MAIE per il Nord-Est del Brasile e presidente del Comites di Recife. Presenterà una lista alle prossime elezioni Comites. ItaliaChiamaItalia l’ha raggiunto telefonicamente in Brasile per intervistarlo e chiedergli come stesse procedendo il lavoro in vista del rinnovo dei Comitati degli italiani all’estero.
“Il lavoro per la formazione delle liste non è affatto facile, soprattutto dovuto a certe burocrazie che secondo dovrebbero essere già una cosa del passato. Nonostante tutto – spiega Taddone a Italiachiamaitalia.it – siamo riusciti a costruire un movimento italo-brasiliano che si presenterà con la denominazione ITALITANITÀ IN MOVIMENTO in sei delle sette circoscrizioni consolari del Brasile. Soltanto nel Rio Grande do Sul (circoscrizione consolare di Porto Alegre) i nostri candidati faranno parte di una lista tradizionale locale. Nelle liste di ITALIANITÀ IN MOVIMENTO ci sono membri del MAIE e di altri colori politici, l’idea è quella di formare liste plurali e che abbiano come obiettivo aumentare il dialogo con i consolati per poter migliorare l’erogazione sei servizi consolari”.
Potresti farci il nome di qualche candidato?
Purtroppo in queste elezioni COMITES non potremo contare su personalità di spicco della comunità, come Walter Petruzziello, Luis Molossi, Antonio Laspro e molti altri che hanno una bella storia di difesa della nostra comunità. Comunque ci aiuteranno a portare avanti la battaglia. Tra i nomi della “nuova generazione” posso citare, oltre al sottoscritto, Thiago Roldi, Daniel Laguna, Luciana Laspro, Gabriela Puppi, Leonardo Conedera e tanti nomi nuovi che vogliono fare parte della vita sociale e politica della comunità.
Quali obiettivi si propone la vostra lista? Con quale visione e programmi vi presentate agli elettori?
L’obbiettivo principale, come ho già accennato, sono i problemi relativi all’erogazione dei servizi consolari. In certi consolati la situazione è particolarmente critica, con la riduzione del personale di ruolo e a contratto a minimi storici.
A Recife in questo momento abbiamo soltanto un’unità di ruolo che riveste la carica di Reggente, visto che la capomissione è in congedo di maternità. Il personale a contratto è super ridotto ed ogni funzionario deve fare lavori di più settori, con un peso di responsabilità che non corrisponde allo stipendio che riceve dallo Stato italiano.
A Porto Alegre la situazione è altrettanto drammatica. Ovviamente i COMITES poco possono fare, ma è importante che la comunità in generale sappia che i milioni di euro della tassa della cittadinanza non sono utilizzati come si dovrebbe e dal 2014 ad oggi non si può più accettare la scusa della mancanza di fondi. I soldi ci sono, ma manca volontà politica ed attenzione da parte del Governo italiano, che a quanto pare non muove un dito.
Poi ci sono le iniziative culturali e sociali, che speriamo che con la fine della pandemia possano essere riprese e incrementate.
E’ davvero così disastrosa la situazione dei servizi consolari in Brasile?
Purtroppo sì, le cose non vanno affatto bene. In alcuni consolati la situazione è meno problematica, come quello di San Paolo, curiosamente il più grande del Brasile e quarto in tutto il mondo per numero di connazionali residenti. E qui lascio i miei complimenti al console generale Filippo La Rosa, sempre disponibile e che si occupa personalmente del controllo del buon funzionamento della struttura consolare.
Il Covid ha influito sulla qualità dei servizi consolari?
La pandemia ha duramente colpito un sistema che era già pieno di problemi. La mia paura è che la pandemia diventi una scusa quasi eterna per i ritardi cronici della rete consolare. Spero che nelle elezioni del COMITES nel 2026 non si stia ancora parlando della pandemia e i suoi riflessi.
Che riscontro state avendo dai connazionali, sono interessati a votare? Vogliono partecipare al voto Comites?
Purtroppo la gran parte dei connazionali non sa nemmeno cosa sono i COMITES e a cosa servono. L’opzione inversa rappresenta una sfida, perché non basta coinvolgere i connazionali affiché votino, ma è necessario convincerli ad inviare la richiesta per essere elettori, che è un’operazione non semplice, poiché molti non capiscono il meccanismo. E c’è anche la questione dei dati personali sensibili. Non tutti accettano di fornire i propri dati e poi non riescono a fare l’opzione di voto da soli. Insomma, tutto potrebbe essere meno complicato.
Tu sei presidente del Comites di Recife: come ha lavorato il Comites negli ultimi anni?
Con molta fatica, visto che la maggior parte dei consiglieri dopo un po’ sparisce. Quindi tranne tre o quattro, il presidente deve fare tutto da solo. E poi ci sono i compiti burocratici, che sono una componente importante del tempo che abbiamo a disposizione. È un lavoro di puro volontariato che facciamo con amore, ma non sempre è possibile dedicarsi come si desidera. Alla fine abbiamo fatto delle belle iniziative nella prima metà del mandato, poi le cose si sono complicate con la “fuga” di consiglieri e la ciliegina è stata la pandemia. Ed ora siamo qui con la speranza che i prossimi cinque anni siano migliori.
Sei d’accordo sul fatto che sia necessaria una riforma di Comites e CGIE?
Senz’altro! Ci sono tante cose da modificare, a cominciare dal carattere istituzionale dei COMITES, che dovrebbero avere delle competenze molto più chiare ed essere una specie di difensore civico degli italiani all’estero. Oggi la funzione dei COMITES è ambigua e purtroppo molti capimissione non considerano i COMITES come un attore importante del mondo comunitario degli italiani all’estero. Non posso lamentarmi personalmente, visto che sono stato rispettato dai capimissioni con i quali ho lavorato, ma so da colleghi che ci sono situazioni veramente tristi di mancanza di rispetto con la figura istituzionale dei COMITES.
Per quanto riguarda il CGIE, esso dovrebbe essere la nostra voce a Roma, sia con il Parlamento in generale, come con i senatori e deputati eletti all’estero. Ci vuole un rinnovo urgente, ma sinceramente non sono ottimista.
È stato giusto indire le elezioni Comites oppure era meglio rinviarle, come chiedeva la maggioranza dei consiglieri del CGIE?
Se la pandemia complica le operazioni di voto, il rinnovo era comunque urgente: le persone sono stanche e tanti vogliono partecipare e sono in attesa da un anno e mezzo. Alla fine credo che sarà positivo votare adesso.