Giuseppe Cossari, connazionale residente in Australia, Cavaliere della Repubblica Italiana, invia alla nostra redazione una lettera aperta in cui afferma di stare ricevendo “da persone di differente estrazione politica e di ogni area sociale ed imprenditoriale” molte segnalazioni, critiche e lamentele, su come siano state organizzate le elezioni Comites.
Queste persone, scrive Cossari, “mi chiedono di fare in modo che questi malumori vengano portati all’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità competenti”.
Le elezioni Comites “prevedono un macchinoso procedimento per poter accedere al voto, e non come menzionato all’Art 48 della Costituzione Italiana. Si tratta di elezioni “che dovrebbero essere identiche alle votazioni che si svolgono in Italia e non con regolamenti che impongono ai residenti all’estero un trattamento a mio avviso, di fatto, incostituzionale”.
“È dunque inevitabile porsi delle semplici domande. Non siamo degni, noi residenti all’estero, di poter votare con le stesse modalità in cui votano i nostri concittadini italiani? Abitando all’estero acquisiamo, per qualche motivo a noi sconosciuto, una sorta d’immoralità che ci preclude il voto come vuole la Costituzione Italiana?
È bene dunque spiegare per chi non risiede all’estero e vuol capire per quale ragione siamo tutti indignati da questa mala gestione elettorale, quale procedimento un italiano residente all’estero deve affrontare per poter usufruire di un suo diritto Costituzionale: il voto.
Tutti i nostri concittadini sappiano che un italiano maggiorenne per votare ai Com.it.es deve: entrare sul portale dei servizi consolari, scaricare un modulo, compilarlo, scannerizzarlo, caricare in formato digitale il passaporto ed il modulo compilato che per il 99% dei casi va ridotto sino ad un massimo di x mega, operazione che molti ovviamente non sanno compiere, ed attendere conferma dell’avvenuta iscrizione per poi ricevere il plico elettorale via posta all’indirizzo di casa che però, se nel frattempo è cambiato, non può essere modificato in via telematica ma, se non ho compreso male, bisogna cancellare il vecchio account e ricrearne uno nuovo inserendo il nuovo indirizzo, ma perdendo tutte le operazioni effettuate sul vecchio account. Insomma una follia”.
“Anche per quanto riguarda la presentazione delle liste e dei candidati le complicazioni non mancano, perché ovviamente in molti paesi del mondo e soprattutto qui nello Stato del Victoria e del NSW le condizioni emergenziali dettate dall’epidemia incorso ormai da più di un anno e mezzo, limitano le libertà di movimento e la possibilità di poter incontrare persone, fare riunioni e procedere con le operazioni che, per come è strutturato il regolamento, necessitano di incontri fisici e non virtuali, regolamento dunque che nei fatti non agevola o addirittura blocca chi vorrebbe candidarsi per dare il proprio contributo alla comunità italiana.
E tenendo conto che i Com.It.Es a detta di tutti sono organi apartitici, dovrebbero per questo essere trattati in maniera differente per quanto riguarda le candidature, candidature che a mio avviso andrebbero trattate come avviene qui in Australia per quanto riguarda l’elezione del Council (Comune) che funzionano semplicemente così: un cittadino che sente la necessità di contribuire e portare beneficio alla propria comunità si presenta agli uffici elettorali e pagando una somma x si candida come consigliere nel comune dove risiede semplicemente compilando un modulo e consegnando un documento. Esempio, i 9 candidati (il numero di consiglieri cambia in base al numero di cittadini) più votati formeranno il consiglio comunale ed i 9 consiglieri voteranno tra loro chi sarà il Sindaco del Council (Comune).
Chiudo questa mia lettera aperta ricordando a tutti i partecipanti a queste elezioni che i Com.It.Es sono nati per dare alla più ampia percentuale di Italiani residenti all’estero la possibilità di eleggere i propri rappresentanti, ma è evidente che le limitazioni imposte agli aventi diritto al voto tramite quel macchinoso metodo illustrato nelle righe precedenti e le condizioni di restrizioni che sta vivendo l’Australia per la situazione epidemiologica, farà sì che da queste elezioni uscirà un Comitato che non sarà realmente rappresentativo perchè, su di un bacino d’utenza di circa 200 mila aventi diritto al voto, solo poche migliaia, forse, voteranno facendo venir meno ciò per cui i Com.It Es sono nati; rappresentare gli italiani all’estero tramite voto popolare di tutti gli aventi diritto al voto come vuole la nostra Costituzione senza nessun tipo di limitazione.
Va da sé dunque, che queste votazioni per logica andrebbero rinviate e fatte dopo una rivisitazione dei regolamenti elettivi e partecipativi, ma purtroppo sembra che il buon senso e la logica non siano più contemplate in questi ultimi anni”.