“Nel giro di poche ore l’on. Vincenzo Amendola, Sottosegretario agli affari esteri nel gabinetto Gentiloni, con delega per gli italiani nel mondo, cesserà dalle sue funzioni di governo. Desideriamo ringraziarlo non in modo convenzionale per il garbo, la disponibilità personale e politica e la correttezza istituzionale con cui ha svolto il suo mandato. Con non minore convinzione, vogliamo dargli atto del modo come si è confrontato con i problemi e del metodo di lavoro adottato, che hanno privilegiato sempre il merito e la conoscenza dei temi in discussione, senza alcuna indulgenza per note retoriche tanto frequenti nel nostro mondo. Il fatto di essere figlio di emigranti e lui stesso in giovane età italiano all’estero, non è stato mai inteso come un salvacondotto dialettico, ma – semmai – come un richiamo etico e un dovere di responsabilità verso un mondo che conosceva dall’interno”. Lo dichiarano in una nota congiunta gli eletti all’estero del PD: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro.
“Nella fase di gestione della sua delega è avvenuta, per un fecondo intreccio tra iniziativa parlamentare e azione di governo, la svolta più profonda nelle politiche per gli italiani all’estero, penalizzate in precedenza da restrizioni di spesa e tagli lineari. Ci riferiamo, per stare ai fatti, ai 150 milioni per la promozione di lingua e cultura nel mondo, al consolidamento della spesa storica di 12 milioni per gli enti gestori, ai quattro milioni aggiuntivi per i servizi consolari ai connazionali, al blocco della chiusura delle sedi, anzi all’avvio delle riaperture, come l’Ambasciata a Santo Domingo e quella prossima dell’ufficio consolare di Manchester, alla riorganizzazione delle normative per la scuola italiana all’estero (Decreto 64), al ritorno alle iniziali dotazioni di bilancio per i COMITES e per il CGIE, all’aumento del 50% del sostegno alla stampa periodica e ad altro ancora.
Partendo da queste concrete premesse e approfittando del miglioramento complessivo dei conti pubblici che l’opera dei governi a guida PD ha consentito, si potrebbero, anzi si dovrebbero fare ancora tante cose, migliorando le posizioni raggiunte e aprendo linee innovative, soprattutto nei campi delle nuove mobilità, dei ricercatori italiani nel mondo, della promozione integrata del Sistema Paese all’estero. Ma le preoccupazioni di chi ha vinto le elezioni sembrano evidentemente diverse, quelle di contendersi il potere istituzionale entro un complesso gioco di inclusioni e di esclusioni, motivate da ragioni politiciste e fondamentalmente strumentali. Motivazioni che non si fermano nemmeno di fronte al rischio di traumatizzare il Paese con nuove e balneari elezioni, probabilmente non risolutive e quindi inutili”.
“Intanto l’Italia e ferma e le potenzialità degli italiani all’estero restano congelate, rinviate a data da destinarsi. L’azione politica riformatrice e responsabile dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, che si sono susseguiti nella scorsa legislatura, e il metodo politico di uomini come Vincenzo Amendola servano non solo come elemento di comparazione – concludono i dem – ma anche come stimolo a recuperare, almeno in parte, il senso dello Stato e il dovere delle responsabilità in un momento veramente difficile per la vita del Paese”.