Passione e dedizione la guidano da sempre nella gestione dell’azienda di famiglia. Lo stesso slancio, la stessa determinazione emergono in Elena Martusciello anche adesso che è al timone dell’Associazione nazionale Donne del Vino. L’abbiamo incontrata all’ultima l’edizione di Vinitaly. Obiettivo: scoprire quanto il mondo del vino possa essere affine a quello delle donne. A dispetto dei luoghi comuni…
Perché creare un’associazione di sole donne legate al mondo del vino?
«L’idea è venuta 23 anni fa a una produttrice che proveniva da un settore diverso. Si è trovata a dover gestire un’azienda agricola e sentiva la necessità di confrontarsi con altre donne. Si sentiva sola, isolata, partecipava a fiere dove era circondata soltanto da uomini. Non si è persa d’animo e ha iniziato a contattare le donne presenti sul territorio. Tutte hanno risposto con entusiasmo, perché animate evidentemente dalla stessa necessità: quella di fare gruppo per rendersi più visibili».
1988-2011: cosa è cambiato in tutti questi anni?
«All’inizio eravamo un numero esiguo, poco più di una trentina. Oggi siamo diventate 750, una crescita esponenziale! Il perché è semplice: le donne hanno acquisito sicurezza e sono diventate un punto di riferimento. In passato, si diventava "donna del vino" perché era il settore del papà o del marito. Col passare degli anni, invece, è cresciuto uno stuolo di ragazze che hanno scelto di essere donne del vino in modo consapevole, determinato. E hanno puntato su vari mestieri: mentre prima c’era l’imprenditrice, adesso ci sono anche l’enologa, la sommelier, l’enotecaria, settori specializzati dove le donne si impegnano a studiare».
Il vostro punto di forza?
«Di sicuro il fatto di non riunire soltanto le produttrici ma di aver pensato, sin dagli esordi, a un’associazione allargata a tutto il mondo femminile legato al vino, quindi inglobando ristoratrici, enotecarie, enologhe, giornaliste enogatronome. In secondo luogo, la lungimiranza che ha sempre fatto da guida nelle scelte. Oggi si parla tanto della necessità di "fare sinergia", di promuovere il territorio, il prodotto. Noi l’abbiamo pensato 23 anni fa: il nostro sodalizio non è servito ad altro che a promuovere sia l’uno che l’altro. Parliamo infatti di aziende di grande qualità, tutte impegnate nella valorizzazione del territorio».
Si dice che le donne abbiano un rapporto diverso con il vino rispetto agli uomini…
«È una questione di diversa sensibilità. Ma anche di creatività, di percezione differente. Perché noi donne, per natura, siamo più legate ai profumi, ai sapori. Siamo abituate a cucinare e la cucina attira inevitabilmente il bicchiere di vino. L’apparente disinteresse femminile altro non è che il frutto di un retaggio culturale maschile che ha sempre teso, sin dall’antichità, ad allontanare la donna dal vino. E invece è un rapporto del tutto naturale. Che oggi, pian piano, sta venendo fuori».
Insomma, la conquista della parità passa anche attraverso il flûte…
«Nonostante ciò, il prossimo 14 maggio, a Venezia, le Donne del Vino premieranno per la prima volta un uomo che, attraverso il suo lavoro, si sia distinto per la valorizzazione della cultura del made in Italy. Al momento i candidati sono ancora al vaglio della giuria, che è composta da membri d’eccezione, come l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, la pittrice Laura Fiume, l’attrice Stefania Sandrelli. Un’esperienza utile e importante. Perché il confronto fra donne di ambienti e formazioni diverse è sempre un modo per crescere». (style.it)
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