A un anno dalla rivoluzione, l’economia rischia il collasso. Secondo Raza Agha, economista della Royal Bank of Scotland interpellato di recente dal Financial Times, all’Egitto servono tra i dieci e i 12 miliardi di dollari per riportare l’economia alle condizioni in cui era alla fine del 2010. Intanto per molti sono svanite nel nulla le promesse di migliori condizioni di vita.
L’economia egiziana nel 2011 e’ cresciuta del 2,5% rispetto al 4,8% dell’anno precedente. Il premier Kamal al Ghanzouri in un recente intervento al Parlamento ha spiegato che il debito interno ha raggiunto quota 1,4 miliardi di dollari, rispetto ai 245 milioni del 1999. Il Pil e’ calato del 3%, gli investimenti esteri diretti sono passati dagli 11 miliardi di dollari del 2007 a meno di due miliardi. Per la Banca centrale, calano anche le riserve di valuta straniera: alla fine dello scorso anno erano di circa 18 miliardi rispetto ai 36 miliardi di inizio 2010. Stando al Fondo monetario internazionale, l’economia egiziana e’ cresciuta dell’1,2%, rispetto al 5,1% del 2010.
Secondo i media governativi, il tasso di disoccupazione e’ dell’11,9%, il piu’ alto degli ultimi dieci anni. Ma per gli esperti il problema e’ molto piu’ grave. A tutto questo si aggiungono le forti perdite per il settore del turismo: lo scorso anno i ricavi – stando all’economista indipendente Abdel Monem Al Sayed, citato dall’organo d’informazione delle Nazioni Unite Irin – sono precipitati a 2,8 miliardi di dollari rispetto ai 14 del 2010. Il ministero del Turismo ammette le perdite, ma parla di un calo nei ricavi del 30%: dai 12,5 miliardi di due anni fa a neanche nove del 2011.
Aumentano, invece, i ricavi provenienti dal Canale di Suez, importante fonte di ingresso di valuta estera, insieme al turismo, alle esportazione petrolifere e di gas e alle rimesse degli emigrati. Stando ai dati del Portale d’informazione egiziano, i ricavi sono passati dai 416,6 milioni di dollari del gennaio dello scorso anno ai 445,8 milioni del mese scorso.
Ben consapevole della situazione dell’economia, a fine dicembre il governo ha annunciato un piano per ridurre di 20 miliardi di lire (circa 3,5 miliardi di euro) il debito pubblico, stimato in 134 miliardi. Tuttavia, la giunta militare ha anche dato il via libera a un incremento del 14,7% della spesa pubblica per l’anno fiscale in corso con l’obiettivo dichiarato di dare nuovo impulso ai programmi sociali.
Ma intanto i prezzi dei beni alimentari continuano a salire. Raddoppiati quelli di frutta e verdura, la carne e il pesce sono divenuti beni di lusso. Un chilo di pomodori ormai si vende all’equivalente di 50 centesimi di dollari.
E nel Paese, secondo dati del governo, lo scorso anno il 25,2% della popolazione ha vissuto in condizioni di poverta’, con meno di due dollari al giorno, rispetto al 21,6% del 2010.
Per l’Egitto e’ anche allerta per i servizi sanitari. Gli scaffali delle farmacie rischiano di rimanere vuoti e, secondo Irin, centinaia di migliaia di persone ‘combattono’ ogni giorno per trovare medicine e vaccini. A mancare sono soprattutto l’insulina e i medicinali per la cura delle malattie cardiache e del fegato. Il 16 gennaio a lanciare l’allarme e’ stato l’Heart Institute del Cairo, facendo sapere che i medici hanno sospeso le operazioni di chirurgia cardiaca per la mancanza di 15 medicinali. Cosi’, a un anno dalle dimissioni di Mubarak e dalla rivolta costata la vita a oltre 800 persone, tra eterne divisioni almeno su una cosa gli egiziani sembrano concordare: l’Egitto non si e’ trasformato in quello che sognavano.
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