Non si placa l’ondata di violenza in Egitto. Settimana iniziata con decine di sostenitori pro-Morsi ammazzati dall’esercito, che sta dalla parte di chi manifesta contro il governo del presidente egiziano. “L’esercito egiziano non permetterà a nessuno di minacciare la sicurezza nazionale”, spiega il portavoce delle forze armate, Ahmed Ali. L’esercito chiede dunque che tutti i sit-in vengano smobilitati; se così sarà, “non arresteremo i manifestanti”.
Lunedì mattina sono state uccise oltre 40 persone, secondo il ministero della Salute egiziano. Ma qualche ora dopo arriva il bilancio dei servizi di emergenza egiziani, che parla di 51 i morti e 435 i feriti delle violenze davanti alla sede della Guardia repubblicana.
La confusione è totale. Fratelli musulmani, esercito e servizi di emergenza si accusano a vicenda. L’Egitto è ormai sull’orlo di una guerra civile e la strage di oggi, nella quale sono rimasti feriti almeno 40 militari, di certo non aiuta. Il Paese africano cerca di guardare faticosamente al domani e prova a trovare nella persona di Ziad Bahaa El-Din il nuovo premier. Le tv locali infatti indicano proprio l’economista socialdemocratico come probabile nuovo premier ad interim, fino a quando non si potranno tenere nuove elezioni. Come vice premier ad interim, si parla invece del premio Nobel El Baradei.
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