Circa 100mila cristiani hanno lasciato l’Egitto dal marzo del 2011, a causa dell’aumento delle tensioni religiose. Una fuga di massa che potrebbe modificare le componenti demografiche che caratterizzano il Paese e la sua stabilità economica.
Secondo il direttore dell’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani, Naguib Gabriel, i copti non stanno abbandonando l’Egitto volontariamente, ma vengono costretti a fuggire dai salafiti con tattiche aggressive.
Nel conflitto tra i salafiti e i copti, infatti, la principale causa d’emigrazione. Le rivolte della primavera araba iniziate nel dicembre 2010, secondo attenti osservatori, avrebbero aumentato il potere della componente islamica della societa’; così, i cristiani si son trovati a vivere la società e la propria religione in condizioni sempre più difficili. Le tradizionali frizioni esistenti tra musulmani e cristiani si traducono ora nella volonta’ dei primi di espellere i secondi, da alcuni considerati invasori di una terra a maggioranza musulmana. Inoltre i salafiti, che hanno avuto un ruolo attivo nelle rivolte egiziane, stanno ora vedendo aumentare il loro peso politico. Un paese, l’Egitto, a cui bisogna guardare con attenzione: fra le altre cose, sono a rischio anche gli equilibri demografici di quella zona del mondo.
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