Nelle ore in cui al Cairo si stanno aspettando i risultati delle presidenziali, a centinaia di chilometri di distanza il confine egiziano con Israele si e’ incendiato per la seconda volta in una settimana. Di prima mattina un commando giunto dal Sinai e’ entrato in territorio israeliano e ha teso un’imboscata ai lavoratori addetti alla costruzione della barriera di sicurezza, un’opera che sara’ completata quest’inverno. La trappola e’ scattata al passaggio di due veicoli civili, provocando la morte immediata di un manovale. Poco dopo e’ sopraggiunta una pattuglia della fanteria israeliana che ha ingaggiato un conflitto a fuoco con i terroristi, uccidendone due. Uno di questi – che indossava una carica esplosiva – e’ stato dilaniato dalla deflagrazione del proprio ordigno. Per ore nei villaggi israeliani di frontiera – fra Nitzana e Kadesh Barnea, a sud della Striscia di Gaza – la popolazione e’ stata costretta nei rifugi, nel timore che altri terroristi si fossero infiltrati. Solo venerdi’ scorso, due razzi Grad sono stati sparati dalla stessa zona del Sinai (almeno, secondo Israele) verso la vicina citta’ israeliana di Mitzpe Ramon e verso l’aeroporto di Uvda’. Soppesando le parole, il ministro della difesa Ehud Barak ha osservato che il controllo del Sinai da parte dell’Egitto lascia sempre piu’ a desiderare. Israele si aspetta dal nuove presidente dell’Egitto – chiunque esso sia – che ‘rispetti gli impegni internazionali, in particolare gli accordi di pace con Israele’.
Sulla stampa serpeggia il nervosismo. Qualcuno solleva l’ipotesi che questi incidenti siano ispirati da Hamas e dai Fratelli Musulmani. Il premier Benyamin Netanyahu, da parte sua, ha stimato che l’attacco odierno avesse come obiettivo proprio la barriera che Israele sta erigendo per fermare attentatori, contrabbandieri e migranti africani in cerca di lavoro. ‘Abbiamo costruito gia’ 180 chilometri, proseguiamo al ritmo di 10 chilometri a settimana. La costruzione non si fermera’ – ha assicurato – perche’ per noi e’ di interesse nazionale supremo’.
RAID SU GAZA, 4 MORTI – In una giornata di enorme tensione, la violenza e’ esplosa anche sulla linea di demarcazione fra Israele e Gaza. In mattinata, in un raid condotto contro cecchini della Jihad islamica, un velivolo israeliano ha colpito a morte due miliziani presso Beit Hanun, nel Nord della Striscia. In serata, sempre a Beit Hanun nuovo raid della aviazione israeliana contro un commando armato che – secondo un portavoce a Tel Aviv – si apprestava a sparare razzi. Due altri miliziani sono rimasti uccisi. La Jihad islamica ha promesso da Gaza che reagira’ a questa ‘escalation’. A prima vista, dicono fonti militari a Tel Aviv, l’attacco di Nitzana e gli incidenti di Beit Hanun sono distinti. Ma da piu’ parti si esprime il timore che in un futuro non lontano la frontiera fra Israele ed Egitto (230 chilometri) diventi sempre piu’ simile a quella fra Israele e Gaza (40 chilometri): una zona cioe’ di logoramento permanente con imboscate, cecchini, ordigni, infiltrazioni e stillicidio di lanci di razzi.
Discussione su questo articolo