Il coro dei partiti e’ pressochè unanime: il voto francese, sebbene parziale, mostra che il vento e’ cambiato e il governo dovrebbe cogliere al volo l’occasione per invertire la rotta rigorista imposta all’Europa da Angela Merkel. Appello che Mario Monti accoglie con una certa sorpresa: non perche’ non ne condivida l’intento; ma, al contrario, perche’ da mesi e’ impegnato affinche’ al rigore garantito dal Fiscal Compact si accompagni un piano europeo per la crescita. E’ Pier Luigi Bersani il primo ad incalzare il presidente del Consiglio, chiedendogli di far propria l’agenda economica del socialista Hollande. ‘Se arriva all’Eliseo la piattaforma dei progressisti, da noi sottoscritta, deve diventare una piattaforma per l’Europa. E per Monti’, afferma il segretario del Pd. Una posizione sostanzialmente condivisa dal Pdl. ‘Monti dovrà muoversi affinchè l’Europa cambi almeno in parte la sua linea. La questione è decisiva’, incalza il presidente dei deputati berlusconiani, Fabrizio Cicchitto.
Il capo del governo, com’e’ naturale, si guarda bene dal commentare il voto francese. Almeno fino a quando le urne non saranno definitivamente chiuse. E’ pero’ Enzo Moavero Milanesi, ascoltatissimo consigliere per le questioni comunitarie, a chiarire in parte il suo pensiero. Nel dibattito politico per la corsa all’Eliseo, osserva da Bruxelles il ministro per gli Affari europei, il tema della crescita ha avuto un ruolo centrale e questo ‘ci impressiona positivamente’. Un modo diplomatico per dire che comunque vadano le cose le elezioni hanno gia’ sortito un primo, positivo, risultato: allontanare la Francia dal rigorismo teutonico. Sia Hollande che Sarkozy, infatti, hanno fatto della crescita uno dei cavalli di battaglia elettorali. Moavero ci tiene pero’ anche a ricordare che l’Italia, da mesi, si batte per mettere lo sviluppo al primo posto dell’Agenda Ue. Prova ne e’ la lettera promossa da Roma e Londra e firmata da altri dieci partner Ue (ad eccezione di Francia e Germania) che mira a promuovere la crescita, anche attraverso una maggiore apertura del mercato interno (ipotesi che ha fatto sempre storcere il naso a Merkel e Sarkozy impegnati a difendere alcuni vantaggi per le imprese tedesche e francesi). Insomma, davanti al pressing dei partiti la risposta di palazzo Chigi e’ chiara: e’ da tempo che siamo impegnati su questo fronte. Nessuna preoccupazione per il voto dunque? Non proprio.
Perche’ anche oggi i segnali che arrivano dai mercati (Borsa e spread) sono allarmanti. L’analisi che (ufficiosamente) si fa a palazzo Chigi continua a individuare le ragioni della crisi in fattori esterni: Spagna, Portogallo e Irlanda preoccupano gli analisti. Ma da ultimo anche Francia e persino la rigorista Olanda vengono tenute d’occhio. Perche’ l’incertezza, spiega una fonte di governo, non piace agli investitori che guardano con timore a Parigi anche per alcune dichiarazioni elettorali del leader socialista che ha ventilato di voler modificare il Fiscal Compact.
In realta’ le stesse fonti ridimensionano i timori dei mercati: come ha chiarito il consigliere economico dello stesso Hollande, infatti, il candidato socialista ha gia’ fatto sapere che non intende boicottare il patto voluto da Berlino (e dalla Bce), quanto piuttosto accompagnarlo con un impegno formale sul fronte della crescita. Esattamente quello che da tempo chiede Monti. Fra i due ci sono anche altre sintonie: su un ruolo piu’ attivo della Bce; su firewall anti-speculazione piu’ alti; sull’idea degli eurobond. Insomma, come ha detto Massimo D’Alema, il professore potrebbe avere in Hollande un ottimo ‘alleato’ in Europa. Allo stesso modo anche l’Olanda, che dopo aver formalizzato la crisi si avvia alle elezioni, potrebbe risvegliarsi con un governo meno rigorista di quello che finora si e’ sempre schierato a fianco di Berlino. Ecco che Monti, in autunno, potrebbe avere qualche arma in piu’ per mitigare la sverita’ tedesca. Il problema e’ che i mercati tifano per il rigore. Ecco perche’ la situazione resta estremamente delicata.
Ancora una volta e’ Casini a dar corpo alle preoccupazioni di Monti. ‘Ora nell’occhio del ciclone c’e’ la Spagna, ma vedrete cosa succedera’ in Francia ora che sono passate le elezioni. Anche per loro saranno mesi difficili’.
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