Il figlio, da bambino, aveva recitato accanto alla mamma famosa. Lei, nel 2002, lo aveva diretto nel drammatico “Qualcosa di biondo” di Ponzi. Adesso, Sofia Loren, 79 anni a settembre, è diretta dal figlio secondogenito Edoardo Ponti, quarantenne. Sofia davanti alla cinepresa e dietro Edoardo regista, in “La voce umana”. Un progetto d’intonazione familiare, molto originale, destinato a far parlare il mondo intero. Il primo ciak a Ostia, un set blindato, segreto. Il cortometraggio, venticinque minuti, è ispirato al famoso testo teatrale scritto da Jean Cocteau nel 1930. Un celebre cavallo di battaglia di Anna Magnani, nell’episodio “L’amore”, diretto da Rossellini. Il corto ha una protagonista unica, una donna al telefono con l’amante che l’ha lasciata, esponendola alla disperazione e a propositi suicidi. Il partner di Sofia è Enrico Lo Verso, già nel corto di Edoardo Ponti con Nastassia Kinski e Julian Sands. Ma l’evento è il ritorno di Sofia sulla scena di un film e il figlio Edoardo che la dirige. Ma l’evento nell’evento è costituito da una clamorosa novità. La nuova versione del lavoro di Cocteau vede impegnata Sofia Loren che recita in dialetto napoletano. Quasi un ritorno agli anni della splendida sua giovinezza, al ruolo della pizzaiola maliarda e infedele nell’episodio de “L’oro di Napoli”, diretta da Vittorio De Sica. Lungo e straziante, il soliloquio è il momento centrale del film, il più importante. Sofia recupera in quei momenti le sue radici, l’amore per la sua terra e, in un certo senso, la sua giovinezza.
Partita da Pozzuoli, è arrivata meritatamente, sospinta dalla sua straordinaria seducente bellezza e dalle grandi capacità artistiche, a due Oscar del cinema e ad interpreazioni che hanno fatto di lei una leggenda. Un’eccellenza di Napoli e dell’Italia nel mondo. Un’idea vincente la Loren che recita in napoletano o un azzardo, un’operazione spericolata? Sofia è donna e artista di sfide. Il progetto è diventato cosa concreta grazie ad un giovane produttore, Massimiliano Di Lodovico, 35 anni. Il cortometraggio si avvale, in fase di realizzazione, di nomi di primo piano, all’altezza della grande Sofia Loren: il direttore della fotografia il messicano Rodrigo Prieto, il costumista Mario Lupano, lo scenografo Maurizio Sabatini. Il primo ciak a Ostia, dove si svolge una piccola parte della storia, poi gli interni a Roma e gli esterni a Napoli. Le riprese dureranno tre settimane.
A Ostia, il figlio regista Edoardo Ponti ha scelto per le riprese lo stabilimento Vecchia Pineta, utilizzato anche da Woody Allen in “To Rome with love”. Sofia sul set in abito anni Cinquanta, bianco e rosso, sciarpa di chiffon al collo. La Loren non recitava dal 2010, nel film “La mia casa è piena di specchi”, in cui interpretò il ruolo di sua madre Romilda Villani. L’anno prima aveva girato il musical americano “Nine” nei panni della madre di Federico Fellini. E prima ancora, nel 2007, “Peperoni ripieni e pesci in faccia” di Lina Wertmuller, da lei molto amata. Ma solo una storia speciale come questa e un regista in grado di regalarle inedite forti emozioni potevano riportarla davanti alla cinepresa.
Due figli, quattro nipoti, una carriera strepitosa, eleganza e bellezza senza tempo, Sofia è tornata per l’occasione a Napoli: rivisitati i luoghi della giovinezza e della prima fase di un leggendario percorso artistico e umano. A Palazzo Reale, affacciato su Piazza Plebiscito, si è commossa fino alle lacrime. L’abbraccio con il figlio, mano nella mano, sotto i flash dei fotografi. Ma perché sorprendersi? Sofia Loren è un’icona di Napoli. L’amore e il calore della città verso di lei hanno sorpreso anche il figlio Edoardo Ponti. Lei e lui a spasso nei luoghi della gioventù di Sofia, per le strade, nei vicoli. Dove lei è tuttora amata, è la regina. Posillipo, il Pallonetto di Santa Lucia, la Sanità: allegria e commozione. Il figlio regista si è stupito di vedere in molti locali le vecchie foto di mamma Sofia. “Mamma è sempre stata il colonnello di casa, ci ha educati con amore e rigore. E ha sempre fatto finta di essere severa, recitando la parte alla sua maniera, meravigliosamente”.
Sofia a Napoli ha scelto di vivere la città nella sua essenza, nei suoi umori, nella sua atmosfera. Ospite di una casa privata, niente alberghi deluxe o hotel a cinque stelle, conferenze stampa, ricevimenti. Affascinato anche il figlio, che non conosceva bene Napoli. Sofia è apparsa inebriata, felice di rivivere il passato personale nel presente. Ha avuto occhi solo per Napoli, la sua città. Meritati l’affetto, gli abbracci, i baci, gli applausi. Le lacrime fanno bene all’anima, sono curative, quando sono sincere e spontanee come queste di Sofia.
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